Il fenomeno delle truffe online. Ce lo spiega l’avvocato Angelica Lampò

Il fenomeno delle truffe online. Ce lo spiega l’avvocato Angelica Lampò

SICILIA – Continua instancabilmente il fenomeno delle truffe online. Basti pensare alla recente truffa della “falsa crociera”, in cui una 38enne di Mascalucia si fingeva un’esperta di crociere estive. Le vittime, dopo aver versato acconti tra i 300 e gli 850 euro su un conto IBAN intestato alla madre della presunta “agente di viaggio”, non hanno mai ricevuto conferme per le crociere prenotate.

Per fare altri esempi, recentemente il Codacons ha lanciato l’allarme su una nuova truffa della finta polizia postale, che allerta su un presunto attacco informatico volto a svuotare i conti bancari. In realtà, l’avviso di frode è la frode stessa.

Per avere un quadro completo di questo fenomeno crescente, ci siamo rivolti all’avvocato Angelica Lampò, che ha confermato l’importanza di sensibilizzare il pubblico riguardo ai rischi connessi alle truffe online.

Fenomeno in crescita

La truffa è un reato disciplinato dall’articolo 640 del codice penale. Perché si configuri il reato di truffa, devono essere utilizzati artifici o raggiri, inducendo il soggetto a fare qualcosa affinché il truffatore ne tragga utilità. Viene effettuato un pagamento, e il truffatore fa credere alla vittima che il pagamento sia tracciato. “Le truffe più ricorrenti – spiega la dottoressa Lampò – sono quelle legate alle Postepay, perché queste carte non sono facilmente rintracciabili nell’immediatezza.”

In alcuni casi, potrebbe trattarsi di una carta Postepay o di una carta rilasciata dalla posta, sottratta a qualcuno o intestata a un parente o amico, che potrebbe essere coinvolto consapevolmente o inconsapevolmente.

La sicurezza degli istituti bancari

L’avvocato Lampò sottolinea: “Nella maggior parte dei casi, quando queste truffe arrivano in tribunale, il fatto che il pagamento sia tracciato permette alla Polizia Postale di effettuare controlli, risalendo a chi è intestata la carta o a chi la utilizza.”

Se il soggetto che effettua il pagamento utilizza i propri canali bancari, la sicurezza dell’operazione dipende anche dal grado di protezione sottoscritto con la banca. La stessa dottoressa precisa che “oggi, gli istituti bancari si sono adeguati, offrendo maggiore sicurezza grazie a sistemi di doppia e tripla autenticazione.”

Truffe online e phishing

È evidente che i dati del conto corrente possono essere estrapolati, ma l’operatività è regolata da misure di sicurezza specifiche. Quando si deve effettuare un bonifico, per esempio, arriva un messaggio sul telefonino per la conferma o un codice da inserire.

“Se qualcuno riceve una comunicazione bancaria senza aver disposto alcun bonifico, dovrebbe immediatamente insospettirsi. Tuttavia, questo tipo di scenario spesso ricade sotto il phishing, un reato diverso rispetto alla truffa online”.

Campanelli d’allarme: prezzi bassi

Un altro segnale di allarme è il prezzo. Se un oggetto nuovo è venduto a un prezzo troppo basso rispetto alla norma, questo dovrebbe far sospettare la possibilità di una truffa. “Nessuno regala niente per niente – l’avvocato – e spesso un prezzo troppo basso può indicare che l’oggetto è contraffatto o rubato, implicando ulteriori reati come la ricettazione.”

Nella prassi quotidiana è spesso questione di fortuna: alcuni hanno acquistato beni usati online a prezzi che sembravano congrui rispetto all’anno di produzione, ma si sono trovati a fronteggiare una truffa.

Non comprare su siti poco conosciuti

L’affidabilità degli acquisti è fondamentale. “Per esempio – osserva – su Amazon ci si sente più sicuri perché c’è una certa affidabilità nell’operatore.” Quando si acquista su un sito sconosciuto, è importante prestare attenzione a eventuali segnali sospetti, come un layout scarno o l’assenza di recensioni online. Se questi elementi sono presenti, è meglio evitare l’acquisto.

Come possono essere tutelate le vittime di truffa online

Per quanto riguarda la tutela legale, il primo passo è fare una segnalazione alla Polizia Postale, che ha competenze tecniche specifiche.

L’avvocato Angelica Lampò spiega che: “La polizia postale può risalire all’indirizzo IP e al luogo di provenienza, chiedendo informazioni ai gestori telefonici sulla titolarità del numero di telefono e sull’utilizzatore reale.”

“Accedere a queste informazioni è difficile per un privato, poiché sono fornite solo all’autorità giudiziaria. Se si raccolgono prove sufficienti, si arriva al giudizio, e la vittima può costituirsi parte civile per chiedere il risarcimento del danno”.

Tuttavia, in caso di piccole somme, molte persone scelgono di non procedere legalmente per evitare costi superiori al recupero possibile. “Se c’è il diritto al gratuito patrocinio, lo Stato copre le spese; in caso contrario, i costi legali possono essere elevati. In alternativa, si può scegliere di restare persona offesa e testimoniare, senza però chiedere il risarcimento del danno”.

Foto di repertorio