SICILIA – Siglata una convenzione operativa tra il Policlinico di Palermo, le Aziende ospedaliere universitarie di Catania e Messina e l’Università Kore di Enna per una ricerca finalizzata alla conoscenza del gioco d’azzardo patologico nel territorio regionale.
Gioco d’azzardo patologico: la ricerca
Due le linee della ricerca, che prevede il reclutamento dei pazienti che afferiscono agli ambulatori di Psichiatria.
“Uno studio osservazionale trasversale – spiega il Professore Daniele La Barbera, direttore della UOC di Psichiatria del Policlinico “Paolo Giaccone” e componente del “Tavolo Tecnico Regionale Permanente per la prevenzione delle dipendenze da sostanze e comportamenti” – riguarderà il rischio di gambling problematico nella popolazione psichiatrica e ruolo degli stili di attaccamento, dell’impulsività e della disregolazione emotiva, e la comparazione dei livelli di prevalenza del disturbo da gioco d’azzardo tra i pazienti reclutati con la popolazione generale“.
” Un altro studio – continua La Barbera – sarà orientato a valutare l’efficacia di un protocollo terapeutico integrato, utilizzando la metodica del neurofeedback, un procedimento attraverso il quale si apprende a modulare e regolare il proprio Sistema Nervoso Centrale, per il trattamento dei pazienti con disturbo da gioco d’azzardo“.
Il primo studio
Per il primo studio è previsto un campione di 791 pazienti affetti da disturbi diversi:
- 100 con Schizofrenia/Altre Psicosi;
- 127 con Disturbo Bipolare;
- 126 con Depressione Unipolare;
- 138 con Disturbi di Personalità del Cluster B;
- 200 con Disturbi da Uso di Sostanze;
- 100 con Disturbi d’Ansia.
Le parole di La Barbera
“Il gioco d’azzardo patologico – continua La Barbera – è un disturbo psichiatrico che rientra tra le cosiddette dipendenze comportamentali che può avere gravi conseguenze economiche e familiari”.
“Questo disturbo presenta alcuni tratti caratteristici in comune con la dipendenza da sostanze stupefacenti, comprese le alterazioni del funzionamento cerebrale che oggi possono essere trattate con macchinari innovativi, come il neurofeedback, procedura non invasiva e generalmente confortevole, che vanno a modificare alcuni aspetti neurofisiologici alla base delle dipendenze comportamentali”, conclude.