Consumo di suolo: +6,5% in Sicilia. Edificio della Protezione Civile finisce nel report Ispra

Consumo di suolo: +6,5% in Sicilia. Edificio della Protezione Civile finisce nel report Ispra

ROMA – Nel confronto sul consumo di suolo tra le regioni italiane, la Sicilia si colloca in una posizione intermedia. Non mostra criticità importanti, ma comunque dinamiche che richiedono attenzione per prevenire altre pressioni sul territorio. La Sicilia vive anche una sorta di paradosso: il nuovo edificio della Protezione Civile costruito a San Giovanni La Punta è uno dei progetti più impattanti per lo sfruttamento di terreno nell’isola.

Lo rivela il nuovo rapporto Ispra 2024 sul fenomeno presentato in occasione della Giornata mondiale del Suolo. Al 2023, il consumo complessivo di superficie nella regione è stato pari a 168.003 ettari, rappresentando il 6,53% del territorio. Un dato comunque vicino alla media nazionale del 7,16%. La Sicilia mostra una crescita moderata rispetto ad altre regioni, con un incremento di 1.168 ettari nell’ultimo anno. La densità del consumo annuale si attesta invece a 1,73 metri quadrati per ettaro.

Un confronto tra la Sicilia e il resto d’Italia

Territori con il maggior consumo di suolo sono Lombardia, Veneto e Campania, che superano rispettivamente il 12,19%, 11,86% e 10,57%. Al contrario, la Valle d’Aosta registra il valore più basso, del 2,16%. La Sardegna, che insieme alla Sicilia forma la ripartizione insulare, ha una percentuale di suolo consumato del 3,37%, inferiore a quella siciliana. In termini di incremento annuale, la Sardegna ha registrato una crescita percentuale del consumo più alta rispetto alla Sicilia (+0,57% contro +0,34%), mentre altre regioni, come Veneto ed Emilia-Romagna, hanno avuto incrementi in termini assoluti più elevati.

Ragusa prima per consumo di suolo in Sicilia

Se il dato nazionale resta contenuto, quello interno è in aumento e desta preoccupazioni. Il rapporto Ispra ha evidenziato per la Sicilia un incremento importante, con un totale di 1.168,46 ettari di suolo consumato, pari al 6,53% del territorio isolano, e una densità di consumo di 1,73 metri quadrati per ettaro. A livello provinciale, sono state osservate importanti differenze. Ragusa si è distinta per il consumo di suolo più elevato, pari al 10,52%, seguita da Siracusa con il 9,09% e Catania con il 7,99%. Trapani registra un consumo del 7,78%, mentre Palermo si attesta al 5,72%. Messina presenta un valore del 6,03%, Agrigento del 5,78% e Caltanissetta del 4,80%, mentre Enna ha il dato più basso, pari al 3,23%.

Edificio della Protezione Civile “maglia nera” in Sicilia

Tra gli interventi che hanno contribuito al consumo di suolo in Sicilia, il rapporto di Ispra ha segnalato la costruzione di una sede della Protezione Civile e di un complesso residenziale a San Giovanni la Punta (Catania), l’ampliamento della zona industriale di Augusta (Siracusa), l’installazione di un impianto fotovoltaico tra Vittoria e Acate (Ragusa) e la realizzazione di un capannone industriale a Misterbianco

In Sicilia si costruisce in zone sismiche e fragili

Oltre a star occupando tanto, in Sicilia si continuano a sfruttare aree vulnerabili idrogeologicamente e ad alto rischio sismico. Il documento ha messo in luce cambiamenti specifici nel territorio catanese, con 2,7 e 5,2 ettari consumati in aree a pericolosità idraulica elevata, incrementando il rischio in zone già fragili dal punto di vista ambientale​. L’istituto ha evidenziato il consumo di 273,7 ettari in aree a pericolosità sismica alta e 26,6 ettari in aree a pericolosità molto alta. Scelta che ha aumentato la vulnerabilità di queste zone a causa, appunto, di un utilizzo intensivo del territorio.

Il consumo di suolo ha indebolito la Sicilia: fondi Fsc la soluzione

La pressione esercitata sui suoli a rischio idrogeologico e sismico renderanno urgenti azioni orientate a mitigare gli effetti negativi. Interventi che possono essere coperti, ad esempio, utilizzando i fondi di coesione europei e su cui, proprio nei giorni scorsi, è sorta un’ultima polemica a causa del taglio, da parte dell’ex Cipess, di 338 milioni destinati alla Sicilia. Alla Regione toccherà correre ai ripari, provando a recuperare il maggior numero di soldi possibili da Roma