SICILIA – La Regione con una norma cancella i punti nascita con meno di 500 parti all’anno e ha già messo i sigilli ad altri 14 centri nascite dell’Isola dal 2011 a oggi.
A Paternò come a Cefalù tanta gente è scesa in piazza in corteo con striscioni e palloncini gialli tutti per dire no alla nuova legge che prevede la cancellazione di diversi punti nascita. Per una settimana, inoltre, dalle 20 alle 21 serrande abbassate e persiane chiuse con luci spente nei comuni interessati in segno di sentita protesta.
Dopo la chiusura del punto nascite del “SS. Salvatore” di Paternò il mondo culturale, sociale, cattolico, sportivo, del volontariato, sindacale e politico, sono scesi in piazza pronti a far sentire la loro corale e unanime voce contro le scelte della Regione e pronti a difendere la sanità cittadina.
Come riportato sul quotidiano “La Sicilia” il sindaco di Paternò Mauro Mangano, durante la manifestazione, ha messo in chiaro la sua posizione di netta opposizione alla norma regionale: “Continueremo a difendere il diritto alla salute dei cittadini di Paternò, e lo faremo, come sempre, puntando ai fatti. La Regione non è tornata indietro rispetto alla decisione di chiudere il Punto Nascite, adducendo il motivo che i parti realizzati a Paternò sono stati molto meno di 500, numero minimo stabilito per mantenerlo attivo. Ma questi dati sono falsati. Purtroppo non abbiamo avuto ascolto. Ci è rimasta solo la strada dell’opposizione al Tar e la stiamo tentando, chiedendo la sospensiva, cioè sottolineando l’urgenza della decisione, che nell’impostazione precedente del ricorso non veniva evidenziata”.
“Hanno portato via il Punto nascite: la prossima volta, a quale reparto toccherà? – chiede il Comitato organizzatore- L’assessore regionale Borsellino dimentica la tragedia della piccola Nicole e lascia ancora attivi Punti nascita del comprensorio privi di qualsiasi requisito di sicurezza previsti nel Decreto di riordino degli stessi Punti nascita“.
Anche la città di Cefalù non si arrende dinanzi ad una scelta non condivisa nè dall’opinione pubblica nè dal mondo politico locale. Centinaia di persone, tra cui donne e bambini, insieme ai sindaci del comprensorio sono scese in piazza Garibaldi e da lì, in corteo sono arrivate in piazza Duomo sfilando dietro uno striscione che metteva in luce i motivi della loro protesta: “Chi chiude il centro nascite dice no alla vita”.
“Malgrado le pressioni del ministro Betarice Lorenzin dopo il caso Nicole – ha detto Rosario Lapunzina sindaco di Cefalù – la Regione avrebbe potuto esercitare la sua autonomia e trovare una soluzione diversa, come è stato fatto per esempio per gli ospedali di Corleone e di Petralia Sottana”.
Il primo cittadino presenterà inoltre una soluzione per il punto nascite di Cefalù martedì prossimo in occasione dell’audizione davanti alla commissione sanità all’Ars.
L’assessore regionale alla Salute Lucia Borsellino, dinanzi alle molteplici proteste ha dichiarato che la chiusura del centro nascite di Cefalù rientra nelle misure “ineludibili” del nuovo piano sanitario regionale e inoltre, per quanto riguarda il confronto con il ministro Lorenzin ha tenuto a precisare che: “L’eliminazione di alcuni punti nascita è legata ad un percorso che anche il ministro della salute ha richiamato con forza in più sedi e, non ultimo, nel Question time alla Camera dei deputati. In quella sede, è stato il monito contro la permanenza dei punti nascita al di sotto dei 500 parti l’anno che il ministro ha definito “inaccettabili” in Sicilia e in ogni punto del territorio nazionale prospettando, in caso di mancata attuazione, l’esercizio di poteri sostitutivi”.
La Borsellino si dice ottimista sulla futura gestione dei servizi di assistenza alle mamme e ai bambini di tutta l’isola. La speranza di tutti gli isolani è che l’assessore abbia ragione e che al più presto una soluzione venga trovata affinché casi come quelli di Nicole o di Mattia possano non ripetersi in futuro.
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