SICILIA – Nel contesto della sanità contemporanea capitano sempre più spesso morti di pazienti a causa di negligenza medica. Sinistri che si sarebbero potuti evitare, che gettano ombre sulla reputazione del settore sanitario.
Dietro ogni caso di negligenza medica si nascondono storie di sofferenza umana, famiglie devastate e vite spezzate, che avrebbero potuto essere salvate se fosse stata fornita un’adeguata attenzione e cura.
Per l’approfondimento dedicato alla gestione dei sinistri di malasanità e alle sfide nel settore sanitario italiano, abbiamo chiesto all’avvocato Serena Sciarrone, esperta di responsabilità medica di Gruppo Mazzini. Con la sua vasta esperienza e competenza, la dottoressa ha offerto preziose prospettive e analisi su questo delicato argomento.
Casi di malasanità non solo al sud
Secondo una diceria popolare, i casi di presunta malasanità sono concentrati soprattutto al sud. La dottoressa Sciarrone spiega che non è così.
“C’è una concentrazione importante anche al centro e al nord Italia. Quello che differenzia le casistiche da un punto di vista territoriale è la gestione degli enti nell’istruzione dei sinistri di malasanità. Si registra un po’ di “disinteresse” da parte degli enti, soprattutto siciliani, nella gestione dei sinistri in via stragiudiziale, andando così a caricare i tribunali siciliani di contenziosi ordinari e di quei procedimenti sommari, cioè gli accertamenti tecnici preventivi all’esito dei quali, nonostante si dia ragione al paziente, non viene comunque dimostrata da parte della struttura la volontà di andare a definire il sinistro in via stragiudiziale con un’offerta risarcitoria bonaria“.
Secondo quanto spiega la dottoressa, c’è una concentrazione importante in Veneto, Lombardia, Lazio e Toscana. Le regioni più esenti sono la Valle d’Aosta, la Liguria e le Marche.
“Quali sono le negligenze più frequenti negli ospedali?”
“Sono tre: errate o omesse diagnosi, le infezioni nosocomiali (che hanno una gestione e un trattamento a parte rispetto alle altre problematiche) e gli errori tecnici, effettuati in corso di procedure chirurgiche o meno”.
“Purtroppo, le omesse e le ritardate diagnosi stanno cominciando ad avere una percentuale molto elevata e le casistiche in cui queste errate diagnosi conducono alla morte, soprattutto nelle patologie oncologiche, cominciano a salire”.
“Qual è la sua valutazione riguardo alla stabilità del numero di casi di malasanità riscontrati negli ultimi anni?”
Rispetto agli anni scorsi, non si è registrato un aumento o una diminuzione dei casi di malasanità. La Sicilia è una regione con un’altissima incidenza di casi di responsabilità medica.
“Non ho visto negli ultimi mesi o negli ultimi anni un’incidenza, quello che posso aver visto è che c’è un disinteresse delle aziende provinciali siciliane alla gestione in proprio del sinistro, sono aziende sanitarie provinciali che nella maggior parte non hanno assicurazioni, ma che lavorano in autoliquidazione, come consentito dalla legge“.
“Probabilmente – continua la dottoressa – questa tipicità li porta ad andare a sottovalutare la problematica, a rigettare un sinistro, facendo un’istruttoria medico-legale molto scarna o non facendola proprio, andando poi a obbligare il paziente ad attivare quei procedimenti innanzi ai tribunali che sono onerosi in termini di tempo ed economici“.
La figura del risk manager nelle strutture ospedaliere
All’interno degli enti ospedalieri si organizzano summit, vere e proprie riunioni in cui vengono analizzati i casi più eclatanti di responsabilità. Durante queste riunioni, si mettono in luce i dettagli dei casi discussi e si dibatte sulle azioni da intraprendere.
Sulla base di tali analisi, le direzioni sanitarie e generali elaborano linee guida e protocolli volti a mitigare il rischio. Tali protocolli sono obbligatori sia dal punto di vista organizzativo che legislativo.
Un beneficio derivante dalla loro implementazione è che forniscono un criterio di valutazione per determinare se una condotta medica è stata errata. Prima dell’adozione di questi protocolli, le linee guida e le best practice erano utilizzate come riferimento principale.
Tuttavia, attualmente si presta maggiore attenzione ai protocolli interni aziendali. È importante sottolineare che la violazione di tali protocolli interni costituisce già una presunta responsabilità, fornendo così un beneficio rilevante alla figura del risk manager.
Tra l’errore tecnico e il disinteresse professionale
L’avvocato Sciarrone ha spiegato che gli errori tecnici sono possibili, tanto che dal punto di vista civilistico esiste una normativa nel codice civile che li giustifica, come nel caso di una tecnica chirurgica complicata da eseguire.
“Più che l’errore tecnico, a me preoccupa di più il disinteresse di determinate strutture e operatori sanitari. Noi stiamo seguendo il caso di una signora ad Agrigento. La donna era entrata tramite 118 in ambulanza, quindi avrebbe dovuto essere attenzionata, è stata dimenticata su una barella nell’astanteria e ritrovata dopo 12 ore morte“.
“Il corpo era già molto freddo, dunque la morte era intervenuta molte ore prima e nessuno si è accorto di niente. Queste sono le situazioni che mi spaventano di più, perché evidenziano un disinteresse professionale e personale rispetto all’errore tecnico che purtroppo può capitare. In questo caso si è attivato il procedimento penale”.
“Come possono essere supportati legalmente i pazienti a denunciare casi di negligenza medica?”
“Secondo me, serve sicuramente una specializzazione, purtroppo molti colleghi che si occupano di diritto civile pensano di poter occuparsi di responsabilità medica, senza però che sono casi particolarmente difficili, perciò c’è bisogno dell’ausilio di altri specialisti, un avvocato non può fare tutto da solo”.
“Per i casi di responsabilità medica, è necessario che ci sia un pool di professionisti tra i quali spicca la figura sicuramente del medico legale, necessario in quelle che sono state le individuazioni di condotte errate, che serviranno a noi legali per andare a sollevare le censure all’ospedale. Il consiglio che posso dare è quello di affidarsi a strutture competenti, professionali e complete“.
Il consiglio della dottoressa: affidarsi sempre a chi di competenza
“Il mio consiglio è quello di non avere paura, di affidarsi a persone competenti, di non pensare che il medico sia tutelato sopra qualsiasi cosa perché non è così. Le strutture riconoscono di aver sbagliato e pagano. Consiglio di attenzionare i termini, perché esistono da un punto di vista civilistico dei termini prescrizionali che vanno a regolare le tempistiche in base al quale le famiglie di un soggetto danneggiato possono andare a chiedere un risarcimento del danno per quanto subito”.