SICILIA – Un’estate difficile per chiunque, il caldo asfissiante e il rischio concreto della desertificazione sono soltanto alcune delle problematiche abbattutesi al Sud e, in particolare, sulla Sicilia. A gravare questo quadro contribuisce anche la totale assenza (o quasi) di piogge, protagoniste di resoconti tutt’altro che veritieri, concentrando la loro diffusione principalmente nei mesi di ottobre/novembre.
Perché non invogliare chi di competenza all’installazione di impianti idrici che sfruttino un minor quantitativo di acqua? La nostra regione è una delle poche ad avere una sostanziale autonomia idrica, ma le perdite e la depurazione sono le peggiori d’Italia.
Condizioni atmosferiche simili a quelle verificatesi sull’Isola sono da sempre all’ordine del giorno anche se ultimamente si è innalzato il grado di criticità e frequenza, per quale motivo? Ce lo spiegano il Presidente del Centro Meteorologico Siciliano Stefano Albanese e il Direttore di Confagricoltura Catania Fabio Caruso.
Parla il meteorologo
Caldo, previsioni per luglio/agosto, ci sarà un peggioramento o un miglioramento?
“Riguardo il mese di luglio possiamo dire che le temperature come tendenza saranno in aumento perché col passare dei giorni l’influenza africana si farà nuovamente sentire per i prossimi 7/10 giorni con temperature che lungo le coste non dovrebbero superare i 32-33° C mentre nelle aree più interne è possibile che si verifichi un clima più elevato (38-39° C) . Farà più caldo ma non si raggiungeranno i picchi che si sono verificati a giugno“.
Siamo di fronte a un caldo diverso in termini di umidità?
“L’umidita e il caldo afoso fanno parte dell’estate ed è una conseguenza del ristagno dell’aria. Più prolungati sono i periodi in assenza di vento, più prolungati sono i periodi di alta pressione con maggiori tassi di umidità. Il periodo di agosto è l’emblema di questo fattore anche se in termini di umidità non è cambiato nulla rispetto alle estati classiche che abbiamo“.
L’Effetto Serra è una delle cause di questo cambiamento climatico così frenetico?
“L’Effetto Serra è un grande indiziato perché, a causa di questo processo, il nostro pianeta presenta difficoltà nella dispersione del calore non permettendo il raffreddamento di quest’ultimo. La Terra è come colpita da una febbre continua che non tende a passare. L’essere umano è consapevole di questa drammatica conseguenza“.
Come si elabora una prevenzione sul rischio incendi in estate?
“Quali sono le cause? Innanzitutto l’uomo, le cause degli incendi in Sicilia sono per il 100% dolose, o se sono accidentali sono comunque riconducibili all’uomo. Probabilità altamente remota è il fatto che gli incendi sulla nostra Isola siano causati da eventi naturali e casuali, questo può avvenire in grandi foreste situate in luoghi distanti da noi. Bisogna essere obiettivi dicendo che la causa principale è rappresentata da noi stessi.
Per elaborare correttamente un previsione bisogna considerare due elementi: il caldo e soprattutto il vento.
I piromani, per far sembrare che l’incendio sia naturale, sfruttano le ondate di caldo. Quando le temperature aumentano bisogna far scattare l’allerta. I venti, come detto precedentemente, sono importanti perché influenzano in maniera determinante la propagazione delle fiamme“.
Come bisognerebbe operare per prevenire i roghi?
“La prevenzione più importante è il monitoraggio. Vantiamo in Sicilia del maggior numero di forestali e, di conseguenza, addetti che cercano di svolgere il lavoro in totale sicurezza.
Se posso dare un consiglio potremmo mettere in campo anche l’utilizzo dei droni, tanto vantati in altri ambiti. Perché non usarli per fare monitoraggio del nostro territorio in modo tale da andare a scovare subito un incendio?”
Parola al Direttore di Confagricoltura Catania
Una situazione complessa che va a gravare inevitabilmente sul grattacapo, sempre più minaccioso, del rischio siccità e desertificazione sul territorio. A tal proposito, abbiamo provato a risalire al nocciolo del problema grazie alle acute disamine del Direttore di Confagricoltura Catania, Fabio Caruso.
Che impatto ha la siccità in Sicilia?
“La Sicilia si sa, ogni anno in estate deve fare i conti con il fenomeno ormai fisiologico della siccità che colpisce aree sempre più vaste dell’Isola rendendo le attività agricole sempre più difficoltose e direi quasi eroiche. Rispetto alle regioni del Nord, le nostre aziende agricole nel corso degli anni, hanno dovuto rimboccarsi le maniche investendo molto in nuove tecnologie volte al risparmio idrico.
La siccità se si protrae per lunghi periodi può portare a desertificazione di interi areali soprattutto nelle zone più interne dell’isola dove il fenomeno della desertificazione è molto preoccupante“.
Campi incolti e crisi economica: dipende anche dalla scarsità delle piogge?
“Non dobbiamo dimenticare che chi fa agricoltura lo fa per attività di impresa, deve cioè trarne un reddito, accollandosi tutti i rischi di impresa compresi ovviamente quelli climatici. Detto ciò, è facile capire che il fenomeno dell’abbandono di vaste aree siciliane storicamente agricole è dovuto principalmente alla mancanza di redditività dell’attività agricola. Non sempre la siccità e/o il forte caldo, incidono sull’abbandono delle terre, ma certamente costituiscono cause importanti sia dirette indirette.
Sicuramente le aziende agricole presenti nel territorio, giocano un ruolo fondamentale nella tutela del suolo e nella salvaguardia dell’ambiente in quanto, grazie alla loro attività e presenza nel territorio, riescono a razionalizzare l’uso dell’acqua irrigua e mantenere vaste aree verdi della Sicilia. Gli agricoltori però non devono essere lasciati da soli, occorre migliorare le sinergie tra la politica (soprattutto quella regionale) e le imprese agricole.
A tal proposito Confagricoltura Catania tramite la nostra Federazione Regionale Confagricoltura Sicilia, ha chiesto un intervento urgente e definitivo al governo regione al fine di risolvere il problema inerente la gestione dei Consorzi di Bonifica da quasi 30 anni commissariati, chiedendo innanzitutto che i Consorzi tornino ad essere gestiti dagli agricoltori a patto che i debiti, che negli anni si sono accumulati a causa della pessima gestione amministrativa, per nessun motivo vengano ad essere addossati agli agricoltori.
Confagricoltura ha anche chiesto interventi strutturali alle reti di distribuzione delle acque irrigue consortili che ad oggi sono letteralmente un ‘colabrodo’.
A tutto ciò si aggiungono i 2 anni di pandemia con gli effetti che ormai conosciamo bene, gravati dalla guerra in Ucraina che ha fatto sobbalzare i costi delle materie prime in maniera inesorabile senza considerare la conseguente riduzione delle quantità di cibo alla quale dovremo far fronte nell’immediato futuro“.
Quali sono i problemi nel settore agricolo scaturiti dalla desertificazione?
“La desertificazione porta alla degenerazione delle risorse suolo, vegetazione ed acqua che si evidenziano sotto forma di degrado chimico, fisico e biologico. Incalcolabili sono anche le conseguenze sulle popolazioni che vivono nelle aree degradate a causa della mancanza di acqua e di cibo, spesso costringendo molti all’emigrazione.
La desertificazione inoltre, porta ad aumentare (soprattutto nelle zone costiere in pianura) notevoli problemi per quanto riguarda la salinità dei suoli. Ciò implica che, in alcune zone, si irriga con acque sempre più salate.
Altro aspetto importante è la perdita di sostanza organica, considerata uno degli indicatori più importanti di desertificazione. Ciò è dovuto al ruolo fondamentale che essa svolge nel terreno costituendo uno dei principali fattori di ciò che comunemente viene definita la fertilità di un terreno.
La desertificazione causa anche una diminuzione della biodiversità e quindi, meno ricchi di microrganismi e di molteplici specie animali e vegetali importanti per la fertilità, manifestando un grave impoverimento in biodiversità.
Ovviamente è facile capire come tutti questi fenomeni conseguenti alla desertificazione di un’area hanno impatti devastanti sull’agricoltura che viaggia in direzione opposta alla desertificazione“.
Alla luce di questo cambiamento climatico in Sicilia tendente al tropicale, sarebbe meglio sfruttare dei tipi di coltivazione che necessitano di minor acqua?
“Alcune nostre aziende di Confagricoltura stanno convertendo il loro indirizzo produttivo classico in coltivazioni tropicali o sub-tropicali. È corretto pensare di diversificare iniziando a coltivare specie nuove tropicali, ma è anche vero che in Sicilia, la scelta agronomica della coltura da impiantare debba essere fatta in maniera razionale, studiando bene il territorio e l’andamento climatico. La nostra terra è molto ricca e variegata, basti pensare all’Etna dove è possibile coltivare praticamente tutto grazie alla sua altitudine. A tal proposito il nostro ufficio tecnico, grazie alla presenza di esperti dottori agronomi, ognuno specializzato in settori economici specifici, riesce a dare supporto agronomico ai nostri associati, cercando di soddisfare le esigenze di ognuno sulla base della propria idea imprenditoriale“.
Percentuale di terre colpite dalla desertificazione e previsioni per il futuro
“Secondo un recente studio dell’Autorità di Bacino del distretto idrografico della Sicilia, le aree critiche a maggior rischio desertificazione rappresentano il 56,7% dell’intero territorio, che si possono suddividere tra le aree meno critiche, aree “C1” 17,7%, e quelle a maggiore criticità, aree critiche “C2” 35,0%. Le aree a criticità “C3”, le più critiche, ammontano al 4,0% dell’intera superficie dell’Isola.
Le aree fragili, quelle in cui qualsiasi alterazione del delicato equilibrio tra fattori naturali e le attività umane può portare alla desertificazione, rappresentano una quota pari al 35,8% del totale, che si può anche distinguere tra le aree meno fragili “F1” 7,0%, e quelle a maggiore fragilità, aree fragili “F2” 12,8%. Le aree a fragilità “F3” raggiungono il 16,0% dell’intera superficie. Solo il 5,8% e l’1,8% delle aree della Sicilia presenta una sensibilità potenziale o nulla alla desertificazione“.
Fonte foto inmeteo.net