SICILIA – Rischio idrogeologico e abusivismo edilizio: un binomio che la fa da padrone nel nostro territorio e che espone la vita dei siciliani a pericoli consistenti. Molte zone abitate, soprattutto lungo la costa, risultano non essere sicure per gli individui e famiglie. A confermarlo le varie alluvioni e le frane che si sono verificate nella nostra Isola e a causa del quale molte persone – anche bambini – hanno perso la vita.
Ai nostri microfoni per parlare dell’argomento è intervenuto il capo della Protezione civile della Regione Siciliana Salvatore Cocina.
Cos’è il rischio idrogeologico?
“Il rischio idrogeologico comporta piogge intense e durature – oltre un‘ora -, che possono causare flussi superficiali, come ingrossamento dei torrenti, allagamento di quartieri, di case o aree agricole; acque fluenti sulle strade con trasporto di autoveicoli e persone; oppure possono comportare l’innesco di frane rapide – cioè colate di fango – come è avvenuto a Ischia, dove hanno perso la vita otto persone“, afferma Salvatore Cocina.
Come è possibile difendersi da questi fenomeni?
“È possibile difendersi attraverso l’attività di previsione, l’attività di prevenzione strutturale e non strutturale“, continua Cocina.
L’attività di previsione consiste nell’esaminare le condizioni meteo, la quantità di acqua che cadrà e le condizioni del terreno. Sulla base di tale valutazione la Protezione civile realizza delle mappe ed emette un avviso giornaliero di rischio idrogeologico, dichiarando diversi tipi di allerta: verde, gialla, arancione o rossa. La Sicilia è divisa in nove aree di allerta.
La prevenzione non strutturale consiste nell’informare i cittadini degli stati di allerta. Infatti, sulla base dell’avviso giornaliero della Protezione civile, i sindaci dei vari Comuni attivano le procedure interne per prevenire ipotetici disastri.
“Per evitare le tragedie è fondamentale informare i cittadini dei possibili rischi“, afferma il capo della Protezione Civile della Regione Siciliana.
Passiamo alla prevenzione strutturale riferendoci invece a interventi di ingegneria che hanno l’obiettivo di mettere in sicurezza il territorio. Come ad esempio la consolidazione delle colline per evitare frane, oppure, la consolidazione dei fiumi per evitare che esondino e allaghino le zone abitate. La prevenzione strutturale comporta l’impiego di ingenti quantità di risorse e i tempi di realizzazione di tali opere sono molto lunghi.
“La Sicilia ha investito molto sulla prevenzione strutturale per la mitigazione del rischio idrogeologico. Ma non tutto può essere messo in sicurezza, quindi bisogna puntare sulla prevenzione non strutturale e sulle norme di comportamento“, evidenzia Cocina.
“È necessario che i cittadini abbiano una cognizione dei luoghi che vivono. È anche loro responsabilità informarsi sulle aree a rischio e assumere comportamenti corretti, senza esporsi a pericoli.
Molte Isole della Sicilia, come nel caso di Stromboli e Vulcano, sono a rischio. Ma la paura frane dipende soprattutto dall’alto tasso di edifici costruiti abusivamente. Le amministrazioni dovrebbero prendere una posizione netta e procedere con la demolizioni degli edifici non sicuri“, conclude Salvatore Cocina.
È necessario agire per evitare che altre vite vengano spezzate. Bisogna sostenere delle politiche e delle logiche vicine alla tutela del territorio e delle persone.