PALERMO – La Sicilia è ancora nella morsa della siccità. Ispra ha diffuso i nuovi dati sullo stato di severità idrica su scala nazionale. In Italia in solo nove regioni su venti l’acqua è una risorsa abbondante. La criticità è massima in un solo territorio, la Sicilia appunto, mentre sta aumentando nel Centro Italia e la Sardegna, così come nelle regioni Meridionali della Penisola. L’aggiornamento arriva al termine delle riunioni degli Osservatori distrettuali permanenti per gli utilizzi idrici dello scorso giugno, comunicati dalle Autorità di Bacino Distrettuale che coordinano gli Osservatori stessi.
“Sono state prese tutte le misure preventive ma prevale uno stato critico ragionevolmente prevedibile, nel quale la risorsa idrica non risulta sufficiente a evitare danni al sistema, anche irreversibili”. Questa la definizione di “severità idrica alta” che in Italia interessa la Sicilia. Nell’isola non piove da oltre sei mesi. Gli esperti parlano di rischio desertificazione per una porzione del territorio entro il 2030. La scorsa settimana è scomparso l’unico lago naturale presente in regione, il lago di Pergusa in provincia di Enna, mentre nella Piana di Catania sono stati tagliati i primi alberi d’arance perché non è stato possibile irrigarli.
E proprio gli agrumicoltori hanno voluto far sentire (nuovamente) la loro voce. L’arancia, simbolo della Sicilia, è una delle produzioni maggiormente minacciate dalla siccità. L’assenza di interventi governativi veloci ed efficaci sta mettendo un ulteriore difficoltà le produzioni regionali e ha portato i consorzi di Arancia Rossa di Sicilia e Arancia di Ribera Dop ha una sinergia inedita. Le due associazioni consortili stanno lavorando insieme a una piattaforma di richieste da presentare alle istituzioni, finalizzate a salvaguardare le due produzioni. Arancia Rossa di Sicilia e Arancia di Ribera Dopo chiedono l’attuazione della riforma dei consorzi di bonifica, procedure semplificate per l’accesso ai fondi già stanziati dai governi(nazionale e regionale) per fronteggiare la siccità, snellimento delle pratiche burocratiche per poter ricercare e attingere all’acqua autonomamente e lo stop agli esosi ruoli di riscossione emessi dai consorzi di bonifica anche in assenza totale di servizi irrigui.
Il cattivo funzionamento dei Consorzi e della rete di distribuzione che porta l’acqua ai campi non è una novità. Misure “antisiccità” potevano quindi essere prese per tempo, sostengono i presidenti dei due consorzi Diana e Daino. “Gli esempi positivi di gestione delle risorse idriche nel mondo non mancano. Impariamo da chi ha saputo fare meglio di noi, ma soprattutto le misure antisiccità, per adesso solo sulla carta, siano attuate immediatamente. Chi deve dare il via libera ai fondi di sostegno e alle migliorie della rete irrigua lo faccia in maniera tempestiva senza contare solo e come sempre sulla capacità di sacrificio degli agrumicoltori” ha spiegato il presidente Arancia Rossa di Sicilia Gerardo Diana.
“Da imprenditori impegnati sul campo conosciamo i problemi legati alla gestione fino a oggi fallimentare delle dighe, degli invasi e soprattutto della rete di distribuzione. Anche una situazione estrema come quella che ci troviamo ad affrontare, ormai da più di un anno, poteva essere arginata con degli interventi tecnici approvati, studiati e attuati per tempo”, ha spiegato il presidente del Consorzio di tutela Arancia di Ribera Dop Salvatore Daino.
In base alle rilevazioni Ispra, in sole nove regioni italiane l’acqua è oggi una risorsa abbondante e disponibile, si tratta di Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino Alto-Adige, e Toscana. In undici territori, Marche, Umbria, Abruzzo, Lazio, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna, l’acqua è invece un bene scarso e in diminuzione pur da risorse essenziale.
Per Ispra, che ha osservato l’andamento di giugno, i Distretti di Po, Alpi Orientali e Appennino Settentrionale vivono una situazione di normalità. Nel primo distretto “è stata osservata una generale ripresa dei deflussi lungo l’asta del Fiume Po, in linea con i valori tipici del periodo. I volumi invasati nei Grandi Laghi regolati sono in linea con i valori di riferimento per il periodo”. Nelle Alpi Orientali il livello di severità è “nullo o non significativo“. Nell’Appennino Settentrionale dall’esame degli indicatori è emersa “una situazione in linea, o superiore, ai valori attesi per il periodo” e le falde hanno una disponibilità perfino superiore alla media.
Foto di Thorsten Frenzel da Pixabay
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