La Sicilia continua a morire di sete nonostante la pioggia: i prosciuganti dati

La Sicilia continua a morire di sete nonostante la pioggia: i prosciuganti dati

SICILIA – Nonostante l’ondata di pioggia degli ultimi giorni, la Sicilia continua a morire di sete, inghiottendo solamente ruvide proteste e dati tutt’altro che dissetanti.

Una situazione che anno dopo anno, mese dopo mese, sta prosciugando una terra sempre più in difficoltà, sgretolatasi pian piano sotto l’indifferenza di tutti. Quei tutti che in passato guardavano al problema idrico come lontano e che oggi si disimpegnano di ogni colpa a suon di post sui social e accuse reciproche.

I prosciuganti dati nell’Isola

Si parla di drastici, ma non improvvisi, cali che secondo i dati ISPRA hanno portato l’Isola ad una riduzione del ben 30% delle precipitazioni. Dati che non si fermano qui, come afferma l’Assessorato Regionale dell’Energia e dei Servizi di Pubblica Utilità, mostrando come le riserve idriche siciliane siano diminuite del 50% rispetto all’anno scorso.

Le tragiche statistiche non sono però legate a fenomeni improvvisi, ma radicate in decenni di allarmi “ignorati” come quello del riscaldamento globale: basti pensare che il WWF aveva analizzato la situazione in Sicilia e nel Mediterraneo ben 20 anni fa in una conferenza a Roma.

La crisi idrica non è dunque una situazione nuova per l’Isola, ciò che è però mutato rispetto a 20 o 30 anni fa è la crescita esponenziale dell’intensità e della frequenza con cui questa si verifica.

Temperature preoccupanti

Intensità ampiamente aumentate dalle temperature disumane di quest’estate che, unite alla scarsità di piogge, hanno prosciugato alcuni tra i bacini idrici più importanti per l’Isola, tra cui il lago di Pergusa in provincia di Enna, i laghi Ogliastro e Pozzillo in provincia di Catania, e il lago Fanaco a Castronuovo di Sicilia nel Palermitano.

Secondo uno studio del World Weather Attribution, tale accrescimento delle temperature – dovuto al cambiamento climatico – hanno incrementato del 50% la probabilità di “violenta” siccità in Sicilia.

Il destino dell’agricoltura

La crisi ha portato ad un accesso limitato e razionato dell’acqua, obbligando gli abitanti ad acquistare autobotti da privati, colpendo in particolar modo il mondo agricolo. È stato segnalato che oltre il 70% delle aziende agricole siciliane ha subito perdite economiche a causa della scarsità di risorse idriche e i danni, stimati dal dipartimento dell’Agricoltura, oscillerebbero tra uno e 2,5 miliardi di euro.

A diminuire anche la produzione di colonne portanti della Sicilia nel mondo come il grano e le olive. La produzione del frumento sarebbe infatti scesa del 40% negli ultimi cinque anni, mentre quella delle olive avrebbe subito una calo del 35%. Numeri che hanno rialzato i prezzi di acquisto e mutilato le esportazioni, gravando sull’economia della Regione.

Deserto entro il 2030

A preoccupare ancor di più, la terribilmente oggettiva analisi del professore di Ecologia ed emergenza climatica dell’Università di Catania, Christian Mulder: “Entro il 2030 un terzo della Sicilia sarà completamente deserto, paragonabile alle terre interne di Tunisia e Libia“.

Tutta la striscia di fronte al canale di Sicilia è condannata alla desertificazione. Gli antichi arabi che un tempo abitavano l’isola avevano inventato con successo modi per gestire l’acqua. Tuttavia, questi vecchi acquedotti non sono stati mantenuti o aggiornati. La Sicilia sta affrontando le conseguenze concrete di decenni di cattiva gestione delle risorse idriche“.

Le soluzioni della Regione

Negli ultimi giorni, la Regione ha dichiarato di aver avviato la seconda fase del processo per affrontare la crisi idrica in Sicilia, includendo nel piano: oltre 130 progetti e più di 200 interventi di riparazione e acquisto di autobotti per i Comuni per oltre 8 milioni di euro.

La soluzione è attualmente oggetto di una stretta interlocuzione con gli uffici competenti della Protezione civile di Roma e si sta tenendo conto delle osservazioni delle autorità nazionali e anche di quelle ricevute dai comuni e dai gestori.

Il comunicato è arrivato subito dopo le dichiarazioni del ministro della Protezione civile, Nello Musumeci, durante il question time alla Camera dei deputati: “La grave siccità della Sicilia sconta un ritardo nella programmazione e nella manutenzione delle infrastrutture sicuramente pluridecennale.

Uno sguardo al domani

Tra botta e risposta, piani straordinari e un’infinità di dati catastrofici, non resta solo che agire nell’effettivo con azioni mirate al problema, evitando giri di parole infinite e costellazioni di sogni improbabili.

La crisi c’è, e questa non è una notizia, ma tutta l’Isola dovrebbe fare realmente propria questa consapevolezza e vedere il problema come “nostro” e non “vostro”. Perché la situazione non vive solo a Caltanissetta o Palermo ma in Sicilia, una terra sempre più divisa dall’individualismo provinciale e da interessi che non vanno oltre la propria città, e dunque per un attimo dovremmo ricordarci di non essere solo “catanesi”, “messinesi” e cosi via, affrontando le cause con azioni coordinate: uniti sotto la Trinacria.