SICILIA – La Sicilia è assetata. È una sete che scava le zolle, svuota i pozzi, distrugge i raccolti e strema la popolazione rurale.
Oggi, 17 giugno, si celebra la giornata mondiale per la Lotta alla Desertificazione e alla Siccità, istituita dall’ONU nel 1994, e mai come quest’anno l’allarme tocca da vicino l’Isola.
I dati
La tanto attesa pioggia di maggio è arrivata. Ma non è bastata. Secondo il SIAS (Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano), il mese scorso ha portato una media regionale di 52 mm di pioggia, il triplo rispetto alla media degli ultimi 20 anni per quel periodo (circa 19 mm). In alcune zone si sono superati i 120 mm, mentre in altre, come Licata, si è registrato appena un giorno di pioggia (6,6 mm).
La distribuzione, però, è stata disomogenea e poco efficace. I terreni aridi hanno assorbito immediatamente l’acqua caduta, senza alimentare in modo significativo gli invasi.
Cosa ci aspetta quest’estate
Le previsioni per l’estate sono preoccupanti. Le autorità regionali hanno avvertito che, in assenza di nuove precipitazioni consistenti, in molte aree si rischia il razionamento dell’acqua potabile.
La Regione Siciliana ha prorogato fino al 2026 lo stato di crisi idrica ed emergenza agricola, già attivo dall’anno precedente. A maggio è stato nominato un commissario straordinario con poteri speciali per coordinare le operazioni di emergenza e approvvigionamento, tra cui l’invio di autobotti e il ripristino dei pozzi dismessi.
Gli effetti della siccità
Gli effetti della siccità stanno colpendo duramente anche il comparto agricolo. I raccolti di cereali e foraggi sono drammaticamente ridotti, mentre gli allevatori denunciano difficoltà crescenti.
Il tema della giornata mondiale di quest’anno
In questo contesto, la giornata mondiale della Siccità e della Desertificazione assume un significato profondo. L’edizione 2025, promossa dalla UNCCD (Convenzione ONU contro la Desertificazione), ha come tema “Restore the land. Unlock the opportunities” ossia “Ripristinare la terra. Sbloccare le opportunità“.
L’obiettivo è chiaro, invertire il processo di degrado del suolo, promuovere pratiche agricole sostenibili, investire in gestione efficiente delle risorse idriche. Secondo l’ONU, per ogni dollaro investito nella rigenerazione dei terreni si può ottenere un ritorno fino a 30 dollari in benefici ambientali, economici e sociali.
Intervista a Stefano Albanese
Ai nostri microfoni, in esclusiva, è intervenuto il meteorologo Stefano Albanese (Cms) per fornirci un quadro completo sulla problematica.
Quali sono le principali cause meteorologiche alla base di questa emergenza?
“Le principali cause meteorologiche alla base di cui possiamo definire un’emergenza è sicuramente una diminuzione delle piogge che abbiamo registrato negli ultimi anni dovuta alla persistente presenza di alterazioni, non tanto in estate ma più che altro nella stagione autunnale come è successo già non tanto quest’anno ma soprattutto l’anno scorso perché quest’anno non è andata bene, e in primavera. Anche inverni secchi hanno contribuito comunque ad accentuare questa crisi, quindi in poche parole l’assenza di piogge e la presenza di alte pressioni costanti nei periodi che dovrebbero essere più piovosi per noi, quindi aiutarci a fare rifornimento”.
La siccità che stiamo vivendo è un fenomeno eccezionale o si inserisce in una tendenza più ampia?
“È un fenomeno eccezionale. Diciamo che periodi di siccità ci sono sempre stati, la sensazione è quella quando meno nel Mediterraneo di registrare una diminuzione delle piogge. C’è una tendenza negli ultimi anni, certificata anche da dati a livello registrato da stazioni, di una diminuzione delle piogge. Non possiamo dire se questo nel lungo termine proseguirà o più o meno, però è un dato di fatto quello che si sta cercando di capire, se c’è una correlazione anche con il riscaldamento globale”.
Quanto incide il cambiamento climatico sulla frequenza e sull’intensità di queste emergenze?
“A tal proposito, quanto incide il cambiamento climatico sulla frequenza e sull’intensità di queste emergenze? Beh, il riscaldamento climatico sta facendo la seguente cosa. Il pianeta si sta riscaldando, in particolare stiamo notando riscaldamento nel Mediterraneo, le acque in particolare anche. Questo significa più energia in gioco. Conseguentemente, cosa significa questo? Che avendo più energia in gioco, da alcune parti, significa avere fenomeni intensi, alluvionali, con conseguenze che abbiamo potuto vedere. Questo riscaldamento sta rendendo le ondate di calore particolarmente intense, e anche durature soprattutto in estate, quindi il riscaldamento globale sta estremizzando quello che è il clima, fa troppo caldo, a volte più che troppo concentrato in pochi giorni, e che non aiuta chiaramente a questo. Questo è quello che al momento possiamo dire”.
Ci sono modelli previsionali che indicano un peggioramento della situazione nei prossimi mesi o anni?
“Sui modelli previsionali noi possiamo dire questo, che ci sono degli studi condotti dal CNR, ma anche dal NOAA in America, da altri enti, anche dal centro di calcolo europeo, che si parla di una tendenza ad un ulteriore riscaldamento, quindi questo fenomeno del riscaldamento globale parrebbe, secondo questi studi, andare ad accentuarsi nei prossimi anni, quindi è chiaro che il fenomeno è tutt’altro in esaurimento”.
Cosa si potrebbe fare, dal punto di vista della prevenzione, per ridurre l’impatto di future crisi idriche?
“Dal punto della prevenzione è molto semplice, se piove meno bisogna trovare altre fonti di approvvigionamento. Per quanto riguarda Sicilia, bisognerebbe parlare della riattivazione di alcuni dissalatori, anche se si dice che siano molto costosi, scavare pozzi nelle zone in cui i dissalatori non possono essere installati come nell’entroterra, ma soprattutto a mio avviso è fare manutenzione sulla rete idrica, perché nonostante abbia vissuto già un anno di crisi, è stato fatto troppo poco, qualcosa è stato fatto, ma è stato fatto troppo poco”.
Ci sono buone pratiche già in atto in Sicilia che potrebbero essere estese ad altre aree?
“Perché è un’emergenza molto seria? perché se noi esaminiamo ad esempio l’invaso, perché ancora ci troviamo in emergenza, soprattutto su alcune zone della Sicilia, esaminiamo gli invasi del Palermo Italo, alcuni si ritrovano addirittura in condizioni peggiori rispetto all’anno scorso, nonostante abbia piovuto di più, come mai questo? È evidente che si continua a prelevare troppo, quindi c’è un uso scriteriato sicuramente di questi invasi, questo perché? Perché non ci sono altre fonti di approvvigionamento idrico quindi significa che non si è fatto molto. Quindi quest’anno che doveva servire, certo non si può risolvere in un anno una crisi idrica, va bene, però ci si aspettava qualcosa in più. Poi gli invasi del Palermitano in particolare parlo di questi, perché sono quelli in maggiore sofferenza, sicuramente a parti idrici ne ricevono in maniera disomogenea rispetto ad altri, come l’Ancipa ad esempio che ha ricevuto anche l’acqua generata dalle nevi. Quindi è chiaro che qualcosina si è fatta, ma ancora non basta. Ci sono troppe perdite, si arriva a perdere il 40% dell’acqua ed è veramente tanto, tanto. Quindi la Regione si deve assolutamente impegnare per fare opere e infrastrutture affinché quantomeno intanto la poca acqua che abbiamo arrivi nei rubinetti, che non si disperda e poi andare a fare tutte quelle opere dai dissalatori ai bypass, alla rivelazione di nuovi pozzi affinché si riesca a sopperire la mancanza di queste piogge”.