Sette anni di Mattarella: tra austerità, rigore ed empatia. Il saluto ad uno dei presidenti migliori di sempre

Sette anni di Mattarella: tra austerità, rigore ed empatia. Il saluto ad uno dei presidenti migliori di sempre

Pensieri, parole, opere ed omissioni. C’è tutto questo nel mandato da presidente della Repubblica di Sergio Mattarella. D’altronde un uomo di fede come lui starà, in queste ultime settimane da Capo dello Stato, riflettendo su pregi e difetti del suo settennato e magari guardandosi allo specchio scapperà pure qualche mea culpa.

Lungi da noi, caro presidente, sostituirci all’Onnipotente, ma questa volta l’assoluzione gliela vorremmo dare noi cittadini. Già perché se è vero che il suo mandato è durato quanto quello dei suoi predecessori, è altrettanto innegabile che dal punto di vista politico, sociale, economico e soprattutto sanitario, nessuno dei suoi colleghi aveva mai dovuto affrontare sfide simili in un lasso di tempo così ristretto.

Lei, presidente, che in politica probabilmente non sarebbe mai sceso se non fosse stato per l’omicidio di suo fratello Piersanti per mano della mafia. Quel senso civico e il profondo rispetto per le istituzioni sempre a guidare le sue azioni con quel modo un po’ austero e serio ma al contempo stranamente empatico, l’hanno resa il primo presidente siciliano al Quirinale e uno dei più graditi di tutti i tempi.

Da quel 3 febbraio del 2015 (giorno del suo insediamento) ne ha viste letteralmente di tutti i colori. Ha dovuto dimostrare fin da subito la sua imparzialità. Si pensi al referendum costituzionale che portò, nel dicembre 2016, alle dimissioni di Renzi da premier. In quell’occasione fu lei ad opporsi al voto anticipato pur di evitare che si andasse alle urne con una legge elettorale differente fra Camera e Senato.

Poi le elezioni del 2018. Una politica a pezzi quella italiana con i partiti dilaniati da lacerazioni insanabili e con l’antipolitica che vince alle urne. Serviranno 88 giorni di trattative e mediazioni (che la vedranno protagonista) per arrivare alla formazione del governo giallo-verde presieduto da Giuseppe Conte. Ma in quel frangente le forze di maggioranza chiederanno per lei addirittura l’impeachment (richiesta mai formalizzata) per non aver accettato Paolo Savona alla guida dell’Economia.

Dopo poco più di un anno Salvini decide di mettere in crisi il Governo dopo il successo alle Europee e dunque nuove consultazioni. Si riparte con il Conte II, stesso premier ma coalizioni ribaltate. Si passa da un esecutivo euroscettico che guarda a destra, ad un altro progressista e ultra comunitario.

Arriva la pandemia che colpisce il nostro Paese per primo in occidente. Una guerra ad un virus che stiamo ancora combattendo e che ci porta a prendere decisioni estreme che mettono alla prova la tenuta sociale ed economica. In questi mesi duri per gli italiani, lei ha rappresentato un volto amico ed un punto di riferimento imprescindibile. Si pensi al video pubblicato per errore in cui risponde al suo portavoce, che le suggeriva di sistemare i capelli, che anche lei non era potuto andare dal parrucchiere per via del lockdown. Un momento di totale umanità che ha aiutato tutti i cittadini a capire che al fronte contro il virus c’erano tutti, lei compreso. Oppure quando una foto la ritraeva seduto in un hub vaccinale in attesa del suo turno per inoculare la sua dose.

Un esempio di italianità, valore che ha difeso sempre con garbo ma con estrema fermezza. Anche in campo internazionale non si dimentica la sua piccata replica alla governatrice della Bce Lagarde, che aveva gelato l’Italia frenando ogni ipotesi di riduzione dello spread in piena crisi pandemica ed economica: “Quanto fatto dall’Italia sarà utile a tutti nel contrasto al coronavirus ci si attende solidarietà non ostacoli“. O ancora le parole indirizzate al premier britannico Boris Johnson che aveva detto che gli inglesi sono diversi dagli italiani perché amano la libertà, a cui aveva replicato con un secco: “Gli italiani sono non solo liberi ma anche seri”.

E proprio quando aveva invitato alla responsabilità e al rigore l’intera nazione, l’esecutivo si sbriciola nuovamente. Impossibile pensare di andare al voto in una condizione simile, allora lei decide di spendere il nome più autorevole tra gli italiani, quello di Mario Draghi, che mette alla guida di un Governo di unità nazionale.

Ma le grane non si sono limitate solo alla politica, perfino la magistratura nelle sue componenti più alte e rappresentative, ha vissuto il momento più buio della storia repubblicana. Dal caso Palamara a quello della Procura di Milano passando per l’inchiesta Saguto per arrivare alle nomine del Csm (organo, tra l’altro, da lei presieduto).

Insomma presidente, se non fosse stato per lo sport italiano che in questa estate 2021 l’ha resa orgoglioso dei nostri colori e che l’ha fatta scomporre come mai prima (impossibile non ricordare la sua straordinaria esultanza per il gol di Bonucci in finale a Wembley) sarebbe stato un mandato senza troppe soddisfazioni.

E a pochi giorni dalla fine del settennato ha voluto fare ciò che aveva fatto all’inizio: incontrare Papa Francesco con cui si è spesso confrontato su temi a lei cari. Non vi è dubbio che abbia chiesto al pontefice di pregare per lei e di assolverla dai suoi peccati.

Per quanto ci riguarda, caro Presidente, per questi sette anni alla guida del Quirinale, non ha nulla per cui fare mea culpa.