Senzatetto e migranti, gli “invisibili” che Catania non vuole vedere. Caritas: “Mancano valori e integrazione”

Senzatetto e migranti, gli “invisibili” che Catania non vuole vedere. Caritas: “Mancano valori e integrazione”

CATANIA – Vivono ai margini delle strade, “confortati” soltanto da una coperta o da un involucro di cartone che non basta, però, a celare il malessere del proprio animo. I loro occhi sono fulgidi e lucenti, ma rischiano di spegnersi per sempre ogni volta che qualcuno si gira dall’altra parte per evitare di incrociare il loro sguardo.

Sono gli “invisibili” di Catania, privati di una casa o di un bene proprio. Perfino della dignità personale, fatta a pezzi da una città egoista e indifferente. Nessuno si “accorge” della loro presenza, ma ci si batte il petto e si fingono lacrime amare alla notizia di una tragica scomparsa (ricordate il clochard morto in via Sant’Euplio?).

E diciamolo, senza troppi giri di parole. Anche il cittadino meno abbiente che ha la possibilità di leggere queste righe, attraverso uno smartphone o qualsiasi altro dispositivo, può comunque ritenersi più ricco e fortunato rispetto a chi non sa se riuscirà ad aprire gli occhi l’indomani.

Situazioni come queste sono all’ordine del giorno nel capoluogo etneo. Neanche troppo lontano dalle luci della movida, dai percorsi turistici mirati e dai trafficati centri commerciali, vive una Catania in apparenza “sommersa”, ma ben conosciuta da tutti. Lo sanno bene anche i volontari della Caritas etnea che, quotidianamente, si prodigano per fornire assistenza e conforto a chi ha perso tutto.

Un problema presente tutto l’anno

Il problema dei senza fissa dimora, va ricordato, è perenne e prescinde dalla stagione. Caldo o freddo, purtroppo, non fa alcuna differenza. A sottolinearlo ai nostri microfoni è Salvo Pappalardo, responsabile delle attività in Caritas alle pendici dell’Etna.

Mi sono reso conto, soprattutto in quest’ultimo periodo che non è più un problema di stagioni, ma riguarda tutto l’anno”, racconta. “Il caldo sta distruggendo tutti, soprattutto chi non ha un tetto, ma non dimentichiamo l’emergenza freddo con tante anime che sono salite al cielo Il dormitorio della mia parrocchia Crocifisso dei Miracoli si chiama Centro di Accoglienza ‘Erwin’. Era un senza dimora morto assiderato durante l’emergenza freddo“.

L’esigenza di una casa è prioritaria tutto l’anno. In inverno si muore assiderati, al caldo c’è il rischio di calure troppo forti anche se molti, ormai, preferiscono dormire in spiaggia per la brezza marina. L’emergenza abitativa è un problema enorme in un territorio come quello di Catania, dove dal 2018 siamo ormai in dissesto finanziario. Questo comporta una totale carenza di servizi“.

In questo periodo – prosegue Pappalardo – vengono sottovalutate le esigenze relative ai bisogni igienici e alimentari della persona. La Caritas è attiva con bagni, docce e mense. Ci sono anche le suore di Madre Teresa, ma a differenza del mercoledì e del giovedì che sono chiuse, rimane la Caritas aperta tutti i giorni. Tante persone dormono per strada. C’è anche chi lo fa per scelta perché non vuole sottostare ai regolamenti“.

Animali e tossicodipendenti

Tra i tanti bisognosi, c’è anche chi non intende lasciare gli animali che ha con sé o chi è dipendente da sostanze alcoliche o stupefacenti. “Prima di far entrare una persona in struttura la sottoponiamo ai test“, sottolinea il responsabile della Caritas di Catania. “Un tempo facevamo solo quelli dell’HIV e dell’epatite, mentre oggi facciamo anche il tampone. Siamo anche riusciti a convincere molti senza fissa dimora a fare il vaccino, ma alcuni non vogliono sottostare manco a questo“.

Per il bene comune, anche nei centri di accoglienza non possiamo far entrare una persona senza un minimo di controllo sanitario. Ci si presuppone di superare quest’ostacolo. Per chi convive con dipendenze, noi abbiamo delle bellissime collaborazioni con i vari consultori, l’Asp e il SERT, così come con associazioni che si occupano di protezione animali come l’ENPA. Capisco che loro diventano dei ‘figli’, ma non si parla di abbandono. A una persona viene proposto di entrare in una struttura, ma l’animale viene affidato a chi se ne può occupare“.

I “nuovi poveri” di Catania

Esiste, tuttavia, una fetta di popolazione che, nel corso degli ultimi anni, è entrata di diritto nella categoria dei “nuovi poveri”. Si tratta, ci dice Salvo Pappalardo, “dell’ex ceto medio. Sono persone che hanno perso il lavoro o che stanno avendo difficoltà ad accedere a sussidi perché hanno il reddito dell’anno precedente o anomalie per la quali la pratica non va in porto. Fino a quando ci saranno questi sussidi, non sarà facile. La situazione è cronica per carenza di lavoro e assenza di investimenti“.

I nuovi poveri sono le famiglie catanesi che hanno perso il lavoro, con problemi legati non solo ai bisogni di prima necessità come alimenti, ma anche ad affitti, mutui, utenze domestiche, farmaci e, con l’inizio della scuola, di materiale di cancelleria. Si tratta di persone con piccole attività commerciali o artigiani che hanno perso la possibilità di lavorare“.

Il problema di Catania è la totale assenza di investimenti. Vero è che, da un lato, manca la volontà di lavorare a causa di sussidi dati a pioggia senza una forma di integrazione, ma dall’altro mancano quegli investimenti che permettono alle persone di salvaguardare la propria dignità con il lavoro e non fanno altro che vivere di assistenzialismo. Tutti lo pensiamo ma nessuno lo dice“, rimarca Pappalardo.

Falsi poveri e Reddito di Cittadinanza

Un altro problema è anche la concessione, a tanti falsi poveri, di sussidi che hanno creato anche forme di rabbia tra chi lavora anche 14 ore prendendo una retribuzione inferiore rispetto a chi percepisce il Reddito di Cittadinanza solo perché ha un nucleo familiare consistente, vivendo con una forma di lavoro irregolare“. A mancare, in particolare, sono i “controlli” e “la volontà della classe politica di dare veramente forme di integrazione al posto dell’assistenzialismo che mira solo al consenso elettorale“.

Continuiamo ad andare avanti spremendo la classe lavorativa di un territorio dove non ‘conviene’ lavorare. Il Servizio civile nazionale retribuisce al volontario fino a 430 euro al mese. Se ci sono tanti ragazzi staccati dal nucleo familiare per prendere il Reddito, un 25enne può andare mai a fare il Servizio civile?“.

Da giovane io farei il Servizio perché rappresenta un’esperienza, crescere e trovare strade per il mondo del lavoro. Mancano i valori, ecco la vera povertà, invisibile e immateriale. C’è una povertà spirituale, si va avanti solo pensando di ‘fregare’ il prossimo per trarne vantaggio. Finché non capiremo questo, le povertà ci saranno sempre“.

“Regolarizzare i migranti e dare loro lavoro”

Ma a soffrire non solo soltanto i catanesi, ma anche i numerosi migranti che giungono in Sicilia dopo essere scampati alla morte nel proprio Paese o durante la traversata del Mediterraneo. Chi riesce a mettere piede sul nostro suolo viene però abbandonato senza alcuna forma di tutela o integrazione.

Accogliere – sottolinea Pappalardo – significa non solo dare loro un tetto, ma anche farli sentire a casa. Cosa che non facciamo con tanti stranieri. Un tempo si lucrava sugli oggetti, da qualche anno si lucra sulle persone. Non si tratta di dare a una persona di 20-21 anni che viene dal Senegal, dal Ghana, dal Mali o dal Chad solo da mangiare o un posto dove dormire. Bisogna dare lavoro e possibilità di regolarizzarsi per creare valore aggiunto alla comunità“.

Basta andare al Faro, in via Di Prima, in corso Sicilia o al viale Africa. Quante donne e quanti ragazzi minorenni che si prostituiscono! Serve una regolamentazione certa per dare integrazione. Il fenomeno migratorio c’è, molti sono transitanti perché capiscono che Catania è ‘terra bruciata’, ma non ottengono nulla di ciò che dovrebbe invece essere la dignità della persona“, conclude il responsabile Caritas di Catania.

Foto di davide1012 da Pixabay