ROMA – Ha dichiarato di aver iniziato le sue incursioni informatiche a seguito delle perquisizioni subite, in un periodo segnato da crisi di ansia che ancora lo tormentano. Si tratta di Carmelo Miano, l’hacker siciliano arrestato nei giorni scorsi dalla Polizia Postale al termine di indagini coordinate dalla Procura di Napoli.
Miano è accusato di aver violato la rete informatica del Ministero della Giustizia e, come lui stesso ha ammesso, anche le webmail di alcuni inquirenti che indagano su di lui.
Durante l’interrogatorio alla presenza del giudice, dei pm titolari dell’inchiesta e del suo avvocato Gioacchino Genchi, Miano ha spiegato che le sue prime azioni erano di scarsa rilevanza, ma sono diventate sempre più rilevanti con il passare dei mesi.
Attualmente detenuto a Regina Coeli, Miano ha confessato di aver violato le webmail di diversi magistrati inquirenti a Roma, Gela e Napoli, compresi i pm che indagano su di lui, pur affermando di non aver visualizzato messaggi di natura personale.
L’ingegnere informatico, che compirà 24 anni a fine mese, ha fatto riferimento alla perquisizione del 9 settembre 2020 eseguita dai finanzieri su mandato della Procura di Brescia, evento che sembra aver innescato le sue azioni.
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