ROMA – La Corte di Cassazione ha deciso che il caso di Enrico Lombardo dovrà tornare al Tribunale di Messina. Lombardo è l’uomo di 42 anni deceduto durante un fermo da parte dei carabinieri a Spadafora, nel Messinese.
Sarà il giudice monocratico a fissare un’udienza in cui verrà discussa la seconda richiesta di archiviazione presentata dalla Procura.
La decisione è stata presa in seguito a un ricorso presentato dall’avvocato Pietro Pollicino, che rappresenta i familiari di Enrico Lombardo. Il legale ha commentato dicendo: “Sono soddisfatto perché si apre una piccola speranza in questa triste vicenda giudiziaria“.
Enrico Lombardo, 42 anni, è morto nella notte tra il 26 e il 27 ottobre 2019 durante un fermo da parte dei carabinieri a Spadafora, in provincia di Messina. Durante il fermo, Lombardo è stato colpito da un proiettile che gli ha causato la morte. La vicenda ha sollevato molte polemiche e dibattiti sulla legittimità dell’uso della forza da parte delle Forze dell’Ordine e sulla responsabilità dell’accaduto.
Le indagini sulla morte di Enrico Lombardo le ha svolte dalla Procura di Messina, che ha avviato un procedimento per chiarire le circostanze dell’incidente. In seguito, la Procura ha avanzato una richiesta di archiviazione del caso, ma il Tribunale di Messina ha respinto tale richiesta.
Successivamente, la Corte di Cassazione ha deciso che il caso dovrà tornare al Tribunale di Messina per una discussione sulla seconda richiesta di archiviazione presentata dalla Procura. Sarà il giudice monocratico a prendere una decisione in merito.
Il caso di Enrico Lombardo è stato paragonato alla vicenda di Stefano Cucchi. Si tratta del giovane romano di 31 anni che è morto il 22 ottobre 2009 dopo essere stato arrestato dalla polizia a Roma.
Stefano Cucchi venne arrestato il 15 ottobre 2009 per possesso di droga e condotto nel carcere di Regina Coeli a Roma. Durante la sua detenzione, la sua salute peggiorò rapidamente e, secondo quanto riferito, perse molto peso. Il 22 ottobre, dopo una settimana di detenzione, Cucchi fu trasferito in ospedale, dove morì poco dopo il suo arrivo.
Le indagini sulla morte di Stefano Cucchi hanno sollevato diverse controversie. Secondo la versione ufficiale delle Autorità, Cucchi sarebbe morto per cause naturali legate a una preesistente condizione medica. Tuttavia, la famiglia di Cucchi ha contestato questa versione e ha sostenuto che il suo decesso fosse il risultato di maltrattamenti e violenze subite durante la custodia.
Il 4 aprile 2022 la Corte di Cassazione ha condannato in via definitiva i carabinieri Alessio Di Bernardo e Raffaele D’Alessandro a dodici anni di reclusione per omicidio preterintenzionale.
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