“Ritorno all’Isola”: il cancro, una barca a vela e un viaggio alla scoperta della felicità

“Ritorno all’Isola”: il cancro, una barca a vela e un viaggio alla scoperta della felicità

CATANIA – Si è tenuta ieri, 28 gennaio, nella cornice della sede dell’ASD Jala vela, un balcone sul mare fra Aci Castello e Acitrezza, la presentazione del docufilm di Lello SansoneRitorno all’Isola – Donne che sanno Navigare in Acqua Agitate”. E le acque agitate, lo diciamo subito, rappresentano una delle peggiori esperienze in cui ci si può imbattere nel percorso della vita: il cancro.

Un racconto intenso, toccante, immerso in uno scenario unico come quello di Caprera. Delle donne, malate di cancro, ritornano nell’isola, in cui avevano già fatto una prima esperienza, per sperimentare ancora una volta la rigida scuola di vela. In un ambiente crudo, spartano, dove tutti fanno tutto, ma dove, soprattutto, ritrovano la forza del mare e del vento. Che, come per magia, le immerge in un percorso che le fa ritornare alla vita, facendole sorridere, amare e guardare al futuro. Toccando ancora quel domani che sembrava perduto e riempiendolo di progetti e speranze, al di là di quello che possano dire esami e cartelle cliniche.

Lello Sansone si dimostra un narratore sensibile, nascondendosi dietro la macchina da presa per non essere mai invadente e lasciare libertà narrativa ai personaggi. Donne che interpretano sé stesse, il loro brogliaccio sono solo le esperienze di vita e quelle legate al cancro. E che ci raccontano come la malattia possa diventare anche un riscatto, costringendole a fermarsi a pensare per considerare cosa si è fatto nella vita e cosa si sarebbe voluto fare. Conducendo lo spettatore a quello che finisce per essere il grande protagonista del docufilm: il valore del tempo. Un concetto che ci lega tutti ma che diventa tanto più forte quando si percepisce come un fattore limitato.

E allora vorremmo essere tutti lì, in quella magica isola, anche a pulire cucine e cessi, pur di salire in quella barca che ha la forza di fermare il momento, di farci riscoprire emozioni e valori che spesso pensiamo lontani e dimenticati. Così, quel titolo, che può sembrare un ossimoro, quasi blasfemo, mettere, cioè, assieme due parole come cancro e felicità, esplode in tutta la sua forza nel racconto e arriva dritto come un pugno allo stomaco. Una speranza per chi vive l’esperienza del cancro. Ma anche una lezione di vita per chi è sano e continua a correre nella vita senza una meta.

L’esperienza all’isola di Caprera è stata condotta, oltre che con istruttori professionisti della vela, anche con psicologi qualificati. L’associazione che promuove queste attività è l’Araba Fenice, di cui fa parte anche l’autore del docufilm Lello Sansone. Questa si augura di portare il progetto in varie zone d’Italia, fra cui anche in Sicilia.

Grazie alla sensibilità di Corrado Ragusa e Cristiana Cardillo della ASD Jala di Aci Castello speriamo di vedere presto tante vele capaci di regalare un sorriso a chi pensava di averlo perso per sempre.

Foto di Mariangela Cinardo e Filippo Sicali