“Ringrazio l’inverno” di Flavia Todisco

“Ringrazio l’inverno” di Flavia Todisco

Alla scuola primaria una lavagna pubblica nero su bianco i nomi delle quattro stagioni. Da quel momento ogni piccolo uomo comprende che il mare d’inverno punta il cielo con le sue onde giganti, mentre dall’altra parte del mondo un raggio di sole picchia forte su una lingua di sabbia. E poi l’autunno, e poi la primavera. Due intermediari come guardie delle stagioni maestre di eccessi.

La vita è una brava attrice. Sempre in piedi con un copione in mano recita la parte che le è stata assegnata dal regista plasmato di Santo Spirito. L’ordine temporale non è previsto, spesso il calendario inverte il ciclo della vita secondo un disegno divino. Dei lunghi inverni la memoria conserverà un ricordo sottovoce per sfuggire al rimuginio negativo del mestiere tempo.

“Ringrazio l’inverno”: il romanzo d’esordio di Flavia Todisco

Ringrazio l’inverno” il romanzo d’esordio di Flavia Todisco intrattiene una conversazione al passato con il lento ma costante cigolio della porta stanca di fare da ventaglio alle stagioni di cielo scuro.

Pubblicato nel marzo 2025 da Affiori, una casa editrice romana indipendente, marchio Giulio Perrone Editore, la scrittura si affida a delle immagini suggestive per trarre forza espressiva necessaria alla trama a un passo da una configurazione poetica.

Ersilia e Cecilia

Ersilia, donna con la carta d’identità ingiallita, scrive e descrive alla nipote Cecilia l’incoerenza del sole e l’instancabile tormenta di neve della sua vita ormai prossima alla fine. Il cigolio della porta è sempre più insistente, l’anima è pronta ad abbracciare la dimensione celeste.

Una vita come tante“, il primo, affrettato giudizio del lettore si ricrede non appena sperimenta l’incontro narrativo con una donna tempestata di invisibili versi.

Nella lettera testamento le tappe imposte a una giovane di buona famiglia vengono sconvolte da un vento contrario alla stagione che l’avrebbe voluta al sicuro dentro un cassetto perbene. Una pressante prepotenza dell’estate invaghita di cuore bussa alla porta scardinando le rigide serrature dell’epoca.

Ersilia sceglie il peccato che condanna una donna sposata, madre di due figli separati dal bene più grande per un esilio volontario a causa di un’altra donna. Comincia l’inverno. Duro, doloroso, l’amaro risveglio privo del decoro di un nome.

Il senso di colpa

E io dov’ero? Vuoto. Morsa allo stomaco. Vuoto. Morsa allo stomaco. Sprofondai ancor più nel fango, completamente al buio, circondata dalla distruzione, per mia scelta lontana da casa. Scuotevo la testa, digrignavo i denti, contorcevo ogni muscolo del volto e del collo. Se fossi stata in grado, mi sarei estirpata con violenza dal corpo. Volevo morire. Apnea profonda. Meritavo di morire. Una madre irresponsabile, ecco cos’ero. Una demente. Che cosa avevo ottenuto con le mie ribellioni, la coerenza e fedeltà a me stessa? Il mondo contro. Assenza d’aria. Nessun respiro”.

L’intima confessione continua con le ultime gocce di memoria prima di appassire nel giardino segnato da orme indelebili. Il racconto avanza rilassato nelle antiche gioie duramente colpite da giudici di un futuro tracciato sui rimorsi.

Ribellione al pregiudizio

La reclusione domestica di una donna intellettualmente superiore ai vissuti coetanei si scaglia contro la frontiera delle negazioni sposando l’abbraccio lontano dalla sua Toscana. Quante pillole di coraggio Ersilia è stata costretta a inghiottire nel trasloco della sua identità sotto le ingiuste sentenze del pregiudizio.

“Cos’è stato, dunque, l’inverno? Che cosa rappresenta per me? Te lo stai chiedendo, Cecilia? Una discesa agli inferi, andata e ritorno, per preservarmi e rinascere, rinvigorita e consapevole”.

Generazioni succubi dell’inverno

La mente lucida di Ersilia traccia con precisione le coordinate per riconciliarsi con le generazioni succubi dell’inverno in pieno agosto. Dietro una maschera indifferente delle emergenze sensoriali si nasconde un piccolo uomo già morto nel petto di chi resta. Dall’alto, il pilota del ciclo vitale legge tutti i capitoli in cui la felicità preclusa ha moltiplicato gli inverni con cieli a lutto dal gran dolore.

Ersilia scrive, Cecilia legge da futura portavoce del tempo chiuso nel laboratorio di gestione dei mille domani, al seguito di esistenze in ginocchio, eppure sopravvissute alle lacerazioni vedove (o figlie) del peccato: quello di voler levitare dalla terra afona di suoni sensibili per approdare nel regno delle passioni nate più volte. La rinascita di una donna parte di una famiglia fantasma libera dalla colpa segugio della coscienza. Nel dramma personale di Ersilia il miracolo perdona la ribellione al senso di responsabilità.

Bilanci e rimpianti

“Compiere gli anni porta inevitabilmente a fare bilanci, specie quando non si è più in erba e gran parte del tempo a nostra disposizione se n’è andato. Rimpianti, sogni mai realizzati, delusioni o immensi dolori si affollano nella nostra mente e non ci danno tregua o, almeno, è così finché decidiamo di dare loro ascolto”.

Malattia e amore oltre la memoria

Flavia Todisco prescrive una stagione riabilitativa del rapporto incrociato alla malattia della madre di Ersilia, un morbo insaziabile di tutti i file archiviati nei neuroni in guerra con se stessi.

Lenti, progressivi ingorghi cerebrali si scoprono preda di uno tsunami colto in flagranza del furto dei ricordi. Da questo deserto cognitivo Ersilia raccoglie tutte le forze di un rapporto esile solo nella caducità del corpo. Immenso nel territorio incontrastato dell’amore.

C’è ancora coraggio allenato da un numero astratto di stagioni libere di scegliere quale domani indossare.

sara