Per una volta è una mia amica lettrice a consigliarmi un romanzo e le sono davvero grata, perché Demon Copperhead è una di quelle storie che farà parte di me da ora in poi.
Vincitore del Premio Pulitzer 2023, mi ha immediatamente riportato alla memoria La vita davanti a sé di Gary, per il narratore in prima persona colto tra i diseredati e per la freschezza del linguaggio mimetico e popolare.
Ho pensato a Demon come alla continuazione del piccolo Momo, trapiantato negli Appalachi. Il riferimento, invece, esplicito della scrittrice Kingsolver è stato al David Copperfield, attraverso l’assonanza del suo titolo, per la sua indagine sociologica nelle realtà degli ultimi all’interno di aree opulente del mondo che lasciano indietro i non vincenti, i non ricchi, i non self-made man.
Dunque, il Demone Testa di Rame è un’icona letteraria dei senza voce, di coloro che cadono, degli zoticoni di cui si ride nelle sit-com, ma anche di coloro che resistono alle immense forze contrarie, aggrappandosi alla speranza nella vita, nella gioia delle piccole cose, nelle proprie piccole grandi abilità.
Con lui si scende agli inferi, in una dannazione che porta sempre più in basso, per condurci infine, come nella migliore tradizione dantesca, alla catartica visione delle stelle.
La maggior parte delle giornate passavano senza che dicessi una parola. Se parlavo con qualcuno, era con Svitato e Mr Golly. O Haillie, se veniva nella mia stanza per giocare con i pennarelli. La lasciavo fare, anche se erano l’unica cosa che avevo e temevo che finisse l’inchiostro. Voleva che disegnassi un fumetto su di lei, così inventai la fata Howliie che ti lasciava gli Oreo sotto il cuscino. Se arrivavano i cattivi, lei li cacciava via dal pianeta a urli.
E quindi ecco con chi avevo a che fare: una banda di teppisti, una bambina di seconda elementare, uno straniero centenario e un tizio con il cervello in pappa. Miss Barks ormai mi braccava solo per come andavo a scuola, perché i miei voti erano crollati. Non era un gran segreto, le dissi. Odiavo la scuola. Le dissi quanto erano spietati i ragazzi. Lei disse di resistere, che alle medie sarebbe andata meglio. Non le credetti neppure per un minuto.