Occhi azzurri, capelli biondi, pelle color ghiaccio.
Nata a Dublino, Catherine Dunne firma dodici romanzi tradotti in molte lingue, alcuni dei quali sono stati pionieri di prestigiosi premi, come gli Irish Book Awards e il Premio Internazionale Strega.
Con “La metà di niente” (diventato presto un best seller internazionale) nel 1997, la scrittrice ha esordito nell’universo letterario conquistando uno spazio di valore nella letteratura irlandese con opere come Una vita diversa, L’amore o quasi, Un mondo ignorato, Se stasera siamo qui, Donna alla finestra, Quel che ora sappiamo, La grande amica, e Un terribile amore.
Pubblicato da Guanda Editore, il romanzo finalista al Premio Strega Europeo 2019, “Come cade la luce“, con la traduzione di Ada Arduini, confessa la dipendenza della Dunne dalla narrativa, caduta in un nodo familiare dal quale risulta impossibile uscirne illesi nell’anima.
Dall’isola di Cipro all’Irlanda, il viaggio non scelto ma imposto dal colpo di Stato del 1974 traduce un disagio imploso per troppo tempo nel cuore di una cornice familiare. Tre donne protagoniste concretizzano la voce tipica dei romanzi della Dunne, vale a dire che il messaggio femminile ritorna nelle opere nate in terra irlandese come punto focale di una storia promessa al lieto fine. Non esiste una famiglia come tante, ciascuna è centro di affetto a modo suo, simile solo a sé stessa, perché riflesso al singolare di ogni membro che la compone.
Ari e Phillida Emilianides vivono il dramma di un figlio nato con una grave malattia che presto lo avrebbe costretto per sempre in una sedia a rotelle. Le due figlie Alexia e Melina cresceranno consapevoli che la disabilità del fratello Mitros indebolirà la presenza di una madre a causa della croce che le ha riservato il destino. Non è stato semplice superare gli ostacoli materializzati nel tempo maturo per le storie d’amore di due sorelle tormentate tra Cipro e Dublino, le due città testimoni dei loro affanni nel mondo.
Niente può esasperare la distanza di due sorelle unite nella sventura di catene possenti. Le lettere suppliscono l’assenza degli animi già provati dalle ombre eco di ogni passo. In questo quadro maldestro, l’empatia riceve asilo politico nelle pagine sopraffatte dalle emozioni al femminile da sempre presenti nelle storie della Dunne.
C’è tanto sole dalla parte di Alexia e Melina quando si ritrovano l’una accanto all’altra per dare una soluzione ai molti rebus delle loro vite prese a pugni da quanto sarebbe dovuto rimanere fuori la porta.
“I ponti erano in posti diversi, e forse anche verso una vita diversa. Rappresentano la possibilità, la speranza”, poi si rese conto che la sorella non capiva “la promessa di qualcosa di meglio, sull’altra via“.
La famiglia chiude il cerchio in presenza di ogni estraneo che si oppone a un cuore di colori meritato. L’avanzamento della malattia fino alla morte di Mitros stringe ancora di più il senso innato di appartenenza del ramo alla radice per mezzo della quale viene placata l’ansia di vivere. Certo è che i rapporti meritano uno spazio dal quale nessuno, proprio nessuno, ha il diritto di invadere tutte le tappe di una vita opportuna solo per brevi istanti. Nel momento della prova, tutto il bene sopravvissuto parla una sola voce ed è l’unica che merita ascolto.
L’autrice torna spesso sul passato di questa famiglia devota alla promessa di restare insieme, malgrado essa sia rappresentazione di un salto in alto privo di atterraggio sicuro. Dalla Grecia a Dublino, gli Emilianides confidano nella convivenza più spirituale e meno fisica, anche se spesso il conforto abita nel destino pronto a togliere quel po’ di leggerezza acquisita. Due figlie da secondo posto dal momento che il faro resta puntato su Mitros, a lui tutte le attenzioni che ai sensi delle due sorelle costituiscono un serio pericolo per la repressione istintiva sepolta nel non detto.
“I sentimenti possono cambiare“, disse, “ma è importante sapere che l’amore è una decisione. E che niente è più importante della famiglia“.
Un sentimento può perdersi di vista, ma non resterà latitante per sempre. Quante ragazze come Alexia hanno messo a dormire il futuro perché le loro braccia sono state provvidenza per un padre in difficoltà, quante invece come Melina scelgono la via più breve, escono dalla porta per sparire a sé stesse e al resto del mondo.
“Come sono arrivata a questo punto: con la vita che mi sfugge tra le dita, abbandonata in un luogo sconosciuto senza punti di riferimento? Quand’è che ho perso la capacità di farmi capire? Ed è capitato tutto così in fretta“.
Da soli insieme è il modo migliore per nuotare senza fallire nel mare mosso di troppi anni insabbiati nelle paure. Al primo indizio dell’enigma su “come cade la luce” che rischiara il colore neutro del dubbio, nessuno oserà fare un passo opposto alla direzione perfetta.