Comiso, l’assessore Gaglio replica a Fdi: “Uscita maldestra” e arriva subito la risposta

COMISO – Dopo la denuncia di Fratelli d’Italia che accusava l’amministrazione comunale casmenea di aver perso un cospicuo finanziamento per la riqualificazione del territorio, di oltre 2 milioni di euro, arriva la risposta dell’assessore – nonché vicesindaco – Gaetano Gaglio.

Fdi accusava l’amministrazione di aver operato delle “malefatte” a danno dei cittadini. “E’ necessario precisare – spiega Gaglio – come non soltanto non esistono malefatte di alcuno, ma non esistevano i presupposti minimi per l’attivazione del finanziamento citato. I 2milioni e 624mila euro costituivano infatti una quota di contributo statale (€ 1.674.512,32) e di contributo regionale (€ 950.000,00) da aggiungere ad un contributo comunale (€ 270.000,00) e soprattutto ad un intervento privato per € 6.798.505,50 per la realizzazione di un programma integrato per il recupero e la riqualificazione della città”.

L’assessore Gaetano Gaglio

Poi l’assessore ha tracciato la cronistoria del progetto e ha evidenziato come il nodo della questione sia legato alla compartecipazione di un soggetto privato: “Il progetto di riqualificazione presentato alla Regione, dopo l’individuazione del partner privato a mezzo avviso pubblico nel 2010, società La.TU.IN. per la riqualificazione dell’ex mulino Maione e del relativo ambito urbano, è stato dichiarato ammissibile a finanziamento ed è stato inserito nell’accordo di programma quadro sottoscritto in data nel 2011”.

“Successivamente il comune di Comiso – prosegue la nota – avrebbe dovuto trasmettere il progetto definitivo corredato dall’accordo pubblico-privato che avrebbe dovuto disciplinare i rapporti tra l’amministrazione comunale ed il privato. Il comune di Comiso ha richiesto più volte con diverse note nel 2012 all’amministratore Unico della società LA.TU.IN. la trasmissione di tutti i documenti necessari previsti dal bando senza ottenere riscontri positivi. L’ente ha quindi informato l’autorità regionale e richiesto una proroga nella speranza che il soggetto privato potesse confermare la propria disponibilità ad investire la propria quota”.

“Non avendo riscontrato tale disponibilità – spiega Gaglio – neppure nei 15 giorni di tempo concessi dalla Regione a febbraio del 2014 appare chiaro come fosse impossibile attivare il programma evitando la revoca dei contributi statali e regionali. Pur sorvolando sulle difficoltà per l’ente di garantire il cofinanziamento di 270.000 euro in stato di dissesto ed in assenza di bilancio stabilmente riequilibrato, il sindaco Spataro ben poco poteva fare per recuperare un finanziamento privato di circa 7 milioni di euro e assolutamente nulla per trasmettere il progetto definitivo legato all’intervento di riqualificazione di una struttura privata. Nessun ricorso al Tar era naturalmente possibile per costringere un soggetto privato a investire 7 milioni di euro”.

“Il medesimo nulla poteva poi fare il governo regionale e con lui l’onorevole Digiacomo – evidenzia l’assessore – non essendo abitudine e stile del centrosinistra, oltre che legale, modificare alla bisogna bandi pubblici in assenza della componente privata degli investimenti.Nessuna malefatta dunque, né dell’attuale né della precedente amministrazione comunale e tanto meno del governo regionale”.

“Pur apprezzando la buona volontà del coordinamento provinciale di Fratelli d’Italia- conclude Gaglio -, anche se purtroppo non assistita dal tempismo e dalle competenze necessarie a saper leggere le note ufficiali della Regione Siciliana, ci permettiamo di suggerire al livello provinciale di sentire più spesso, se proprio non vuole interpellare l’amministrazione comunale evitando così uscite pubbliche maldestre, i propri esponenti locali, che bene avrebbero potuto informarlo sulla vicenda”.

Immediata arriva la replica di Fdi che ha risposto come “l’amministrazione non si sia in alcun modo attivata per rintracciare il partner privato che all’epoca aveva presentato e realizzato il progetto per cui aveva ottenuto il finanziamento regionale e statale” e  “l’amministrazione Alfano, con diverse note risalenti al lontano 2012 si era seriamente attivata perché l’iniziativa della riqualificazione dell’ex molino Maione potesse realmente portarsi a compimento”.

Inoltre il coordinamento di Fdi sottolinea che l’intento della nota precedente era “rendere chiare le ragioni della revoca; comprendere cosa ci fosse dietro la perdita di una così ingente somma”.

“Dispiace costatare – spiega Fdi – , e siamo vicini agli imprenditori che, giustamente, per ragioni legati alla crisi economica, non hanno più ritenuto possibile sostenere il progetto, ma ciò non giustifica l’atteggiamento da “Ponzio Pilato” tenuto dall’amministrazione comunale che, piuttosto che adoperarsi per comprendere se c’erano ancora dei canali di finanziamento privato in grado di sostenere quel partner che aveva presentato e decorosamente realizzato un importante progetto di riqualificazione abitativa dell’ex molino, “lavandosene le mani”, ha risposto che “non esistevano i presupposti minimi per l’attivazione del finanziamento” e sottolineato che era impossibile “costringere un soggetto privato ad investire 7 milioni di euro.”
E chi ha mai detto che l’amministrazione doveva ricorrere al TAR per costringere il privato ad investire? Chi ha mai detto che la revoca era certamente evitabile?”.

Poi Fratelli  d’ Italia, spiegando il ruolo di opposizione anche se non presente in consiglio comunale. ha concluso: “Nonostante il tentativo di chiarimento reso dall’assessore Gaglio, resta intatto il pensiero già rappresentato, ossia che alla resa dei conti le malefatte di certa politica, le paghiamo noi comisani”.