RAGUSA – Dopo aver inviato un video per denunciare le gravi condizioni di lavoro che lui stesso subiva all’interno di un cementificio di Acate, Daouda, era luglio, è stato inghiottito dal nulla. Gli stessi padroni del cementificio sostengono che Daouda per loro è un perfetto sconosciuto.
La nota stampa dell’Usb Ragusa
“Daouda è sparito ed sempre più pesante il timore che possa essere morto all’interno del cementificio in cui lavorava in nero. E questa tragica consapevolezza ha accompagnato il corteo che ieri si è svolto a Ragusa: ‘Vogliamo Daouda, vivo o morto’, hanno scandito senza sosta i presenti.
Alla manifestazione, indetta da USB Ragusa, hanno partecipato – in testa al corteo – tantissimi lavoratori migranti, fra cui gli amici di Daouda; presenti numerosi dirigenti nazionali USB e delegazioni USB di Palermo e Catania; presenti rappresentanti di Rifondazione Comunista Catania e Siracusa, di Potere al Popolo Catania, del Fronte Gioventù Comunista, dei Cobas Catania, della Cub Ragusa , del PCL, di Sicilia Libertaria; presente anche la deputata di ManifestA Simona Suriano.
Il corteo ha raggiunto la prefettura dove una delegazione è stata ricevuta dalla viceprefetta, mentre all’esterno si susseguivano senza sosta interventi al microfono, slogan e canti. Molti degli interventi hanno evidenziato il filo rosso che unisce Acate con Piacenza, la scomparsa di Daouda con gli arresti dei sindacalisti di Cobas e USB: sfruttamento e repressione.
Dall’incontro in prefettura la conferma che la Procura della Repubblica iblea ha avviato ufficialmente – ma in evidente ritardo – un’inchiesta sulla scomparsa di Daouda.
Intanto, oggi a Catania e a Palermo, alle ore 18, davanti alle rispettive prefetture, sit-in indetti dall’USB per chiedere la liberazione dei sindacalisti arrestati a Piacenza“.