Naufragio a largo della Libia, la Procura di Ragusa apre un’inchiesta per vederci chiaro

Naufragio a largo della Libia, la Procura di Ragusa apre un’inchiesta per vederci chiaro

LIBIA – Alarm phone ha fatto richiesta di aiuto per giorni per un naufragio avvenuto in acque internazionali al largo delle coste libiche, tuttavia non è stata fornita alcuna risposta, nemmeno dal centro italiano di coordinamento di ricerca e soccorso. Il risultato è stato tragico, con trenta dispersi. Attualmente, la Procura di Ragusa ha aperto un’inchiesta e sta indagando sul naufragio, per comprendere le dinamiche di quanto accaduto, e sta raccogliendo le testimonianze dei diciassette sopravvissuti, che sono stati accompagnati a Pozzallo dal mercantile Froland.

Il 13 marzo scorso la nave cargo “Froland” mise in salvo 17 superstiti del barchino a bordo del quale viaggiavano 47 persone, tutte originarie del Bangladesh. Trenta i dispersi. Il cargo aveva recuperato i superstiti e li aveva condotti fino al largo di Pozzallo dove la motovedetta della Guardia costiera, la Cp 325 li aveva trasbordati e condotti nel porto ibleo dove erano stati accolti.

La sola imbarcazione che si è adoperata per prestare soccorso a un piccolo barchino partito da Tobruk e rimasto alla deriva per diversi giorni con il motore guasto, è stata individuata. I sopravvissuti, dopo essere stati assistiti dagli psicologi di Medici senza frontiere al loro sbarco, hanno dichiarato di aver richiesto aiuto più volte e di aver visto alcune segnalazioni, tra cui aerei e un elicottero. Effettivamente, il barchino di legno è stato avvistato.

SeaBird ha individuato il barchino alla deriva grazie ad una segnalazione di Alarm Phone, e la sua posizione è stata prontamente comunicata al Centro italiano di coordinamento di ricerca e soccorso.

Tuttavia, le autorità italiane da Roma hanno ordinato al primo mercantile che ha risposto alla richiesta di soccorso di coordinarsi con le autorità libiche prima di intervenire. Dall’ufficio di Tripoli, la risposta ricevuta è stata che non ci sono motovedette disponibili.

Passano quasi dodici ore e, per motivi ancora poco chiari, la barca si ribalta e tutti i naufraghi cadono in acqua. Molti di loro vengono portati via dalle onde, mentre alcuni riescono ad aggrapparsi alla chiglia per salvarsi. Successivamente, il mercantile Froland è arrivato nell’area.

La Procura, quindi, sta raccogliendo le testimonianze dei sopravvissuti e ha acquisito il diario di bordo del cargo, al fine di ricostruire la sequenza degli eventi.

Secondo i racconti raccolti dagli operatori di Medici senza frontiere che hanno assistito i superstiti nell’hotspot di Pozzallo, alcuni dei sopravvissuti hanno affermato di essere partiti da Tobruk l’8 marzo e, dopo alcuni giorni di navigazione, il motore della barca è improvvisamente cessato di funzionare, costringendoli a restare alla deriva per un giorno e una notte. A causa del mare mosso, la barca si è ribaltata e i naufraghi sono finiti in acqua.

Altri sopravvissuti, invece, hanno raccontato di non sapere se alcuni dei loro compagni fossero già deceduti a causa della mancanza di cibo e acqua da diversi giorni. Questi ricordi sono stati resi confusi dalle fasi concitate del salvataggio e dal terrore di non riuscire a sopravvivere.