SCICLI – Nel corso della mattinata a Donnalucata di Scicli è stato commemorato il 29esimo anniversario dell’eccidio dei carabinieri a Scilla (Reggio Calabria), nel quale persero la vita gli appuntati Vincenzo Garofalo e Antonino Fava, a seguito di un agguato avvenuto sull’autostrada Salerno-Reggio Calabria da parte di un gruppo di soggetti appartenenti alla Ndrangheta reggina.
La sera del 18 gennaio 1994, lungo l’autostrada A3 all’altezza dello svincolo per Scilla, gli appuntati Antonino Fava e Vincenzo Garofalo dopo aver avvisato la centrale operativa che avevano notato un’auto sospetta, l’hanno affiancata per procedere al controllo: era il periodo delle stragi di mafia e solo un mese prima due colleghi durante un servizio alla periferia di Reggio Calabria erano stati bersagliati da colpi di arma da fuoco, uscendo miracolosamente illesi dall’agguato.
All’improvviso da quella macchina partirono raffiche di mitra che, nonostante la pronta reazione di Garofalo e Fava, li uccisero sul colpo.
Le serrate indagini immediatamente intraprese consentirono di individuare e arrestare i cinque attentatori e di scoprire che l’arma che li trucidò era la stessa utilizzata nel precedente agguato e in un altro assalto del 18 febbraio successivo sempre vicino Reggio Calabria, in cui rimasero gravemente feriti altri due carabinieri.
Le indagini furono riaperte a seguito di dichiarazioni rilasciate da alcuni collaboratori di giustizia, fra cui anche alcuni dei responsabili dell’eccidio, in base alle quali fu possibile ricostruire che i tre agguati contro i carabinieri rientravano in una strategia stragista concordata fra Cosa Nostra siciliana ed esponenti della ‘Ndrangheta.
A conferma di ciò, nel luglio 2017 si concluse l’operazione “Ndrangheta stragista” che testimoniò che per due mesi, dicembre 1993 e gennaio 1994, alcune famiglie di ‘Ndrangheta della Piana di Gioia Tauro avevano accettato di partecipare alle azioni stragiste pianificate da Cosa Nostra: l’operazione portò all’arresto di Rocco Santo Filippone per omicidio e associazione mafiosa e all’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di Giuseppe Graviano.
Il processo, apertosi nell’ottobre dello stesso anno, si è concluso in primo grado il 24 luglio 2020 con la condanna all’ergastolo per Filippone e Graviano come mandanti del duplice omicidio Fava-Garofalo.
L’eccidio di Scilla si colloca, infatti, in un percorso di sangue all’interno di quel periodo storico caratterizzato da un attacco accanito e incessante che puntava a contrapporsi frontalmente e ferocemente allo Stato impegnato in una ininterrotta azione di contrasto del fenomeno mafioso; e proprio l’arresto di due giorni fa dell’ergastolano Matteo Messina Denaro, ultimo rappresentante della mafia stragista ad essere catturato, costituisce simbolicamente la chiusura del cerchio di quella cruenta stagione.
L’evento odierno, organizzato dall’amministrazione comunale di Scicli, che da allora ha coltivato la memoria del suo figlio Vincenzo Garofalo, è stato presieduto dal sindaco Mario Marino che, accompagnato dal comandante provinciale dei carabinieri, Carmine Rosciano, e dai familiari del Caduto, ha deposto una corona di alloro nel monumento dedicato alle due vittime, inaugurato esattamente ad un anno dal fatto d’armi e situato nella piazza intitolata all’appuntato Garofalo.
Alla cerimonia hanno presenziato autorità civili e militari della provincia, personale in congedo dell’Associazione Nazionale carabinieri, una folta rappresentanza di militari dell’Arma e scolaresche del territorio.
Dopo un sentito momento di raccoglimento e di preghiera in ricordo del Decorato e di tutti i militari caduti nell’adempimento del dovere, officiato dal parroco Don Pietro Zisa, Carmine Rosciano, a conclusione dell’evento, ha ricordato il valore dell’eroico sacrificio dei due Caduti dando altresì lettura della motivazione della Medaglia d’Oro al Valor Militare “alla Memoria” conferita dal Presidente della Repubblica all’Appuntato Vincenzo Garofalo, che recita:
“Conduttore di autoradio di Nucleo Radiomobile in area ad elevata densità mafiosa, nel corso di predisposto servizio di controllo del territorio, intimava in movimento l’alt ad autovettura sospetta. Fatto segno a reiterata azione di fuoco da parte dei malviventi che non arrestavano la marcia, li affrontava con insigne coraggio e grande determinazione replicando con l’arma in dotazione finché, colpito in più parti del corpo, si accasciava esanime. Le successive indagini consentivano di arrestare gli autori, identificati in cinque pericolosi pregiudicati appartenenti ad agguerrita organizzazione criminosa, e di recuperare le armi e l’autovettura di illecita provenienza utilizzate dai malfattori. Fulgido esempio di elette virtù militari e di altissimo senso del dovere spinto fino all’estremo sacrificio“.
Al termine, il Comandante provinciale dei carabinieri e il Sindaco di Scicli si sono recati al cimitero comunale dove hanno deposto un omaggio floreale sulla tomba di Vincenzo Garofalo alla presenza dei familiari.