Piercing: tutto quello che vorreste sapere

Piercing: tutto quello che vorreste sapere

Sembra una moda approdata ai giorni nostri, tipicamente giovanile, per mostrare un segno di ribellione e mettere in crisi i genitori, tuttavia i piercing hanno una storia secolare. Il termine deriva dal verbo inglese “to pierce” (perforare) e abbiamo le prime testimonianze di piercing già nella preistoria: lo scopo era distinguere i vari ruoli all’interno di una tribù, rendere riconoscibile ogni individuo al primo sguardo. Il piercing al labbro o alla lingua è tipico delle civiltà precolombiane, mentre di quelli al naso e alle orecchie se ne parla anche nella Bibbia.

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All’inizio la cultura del piercing fu adottata dagli hippies, in seguito dai punk e dai goth, ma ormai, al giorno d’oggi esponenti di qualsiasi cultura e ceto sociale esibiscono piercing di ogni genere e colore. I motivi che portano a fare un piercing sono molteplici: per mettere in risalto una parte del corpo, per seguire la moda, o al contrario per essere anticonformista, ecc.

Piercing

Parlando di tipi di piercing, i più famosi sono sicuramente quelli al sopracciglio (molto amato dagli uomini con gli occhi chiari che desiderano rendere lo sguardo ancora più profondo), al naso (alla narice prediletto dalle ragazze spesso di giovane età o al setto, meno frequente, che spesso tende a dare l’effetto “toro”), e ancora alle labbra, alla lingua e all’ombelico.

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Gaetano Mannino, che studia per diventare piercer dice “C’è chi preferisce seguire una linea centrale del corpo, essendo meno appariscente e quindi crea meno problemi sotto tutti i punti di vista, oppure c’è chi preferisce fare i piercing di coppia, come per esempio il doppio piercing al labbro (snake bites) che tende già a dare un effetto più carico sul viso”.

“Ci sono quelli che, invece, per carattere più stravagante o anticonformista – continua Mannino – preferiscono fare dei piercing laterali, che quindi tolgono l’equilibrio del corpo, come per esempio i viper bites o gli spider bites. Coloro che tendono a nascondere i propri piercing, per la famiglia o per lavoro, fanno piercing che si vedono o scompaiono a piacimento (il séptum). Per concludere c’è anche chi predilige i piercing nei genitali”.

La scelta del tipo di piercing da fare è anche dettata dalle ultime tendenze: “Inizialmente la moda è iniziata con i labret, poi ci fu il periodo dei séptum, adesso si diffonde sempre più il piercing al capezzolo” dice sempre Gaetano Mannino.

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C’è sempre chi è affascinato dal mondo dei piercing ma è molto spaventato dal dolore del procedimento, intanto si consiglia sempre di rivolgersi ad un professionista del settore che adopera solamente materiale sterilizzato e a norma di legge per evitare infezioni che possono portare a conseguenze anche peggiori.

Per quanto riguarda il fatto del dolore tutti quelli che hanno almeno un piercing lo sanno: il dolore è soggettivo, quindi non esiste un piercing più o meno doloroso, si tratta solo di un po’ di coraggio: “Ho fatto il piercing all’ombelico a 16 anni, mia madre non era molto permissiva ma dato che avevo perso molto peso e voleva premiare i miei sforzi mi permise di farlo e mi accompagnò. Mentre ero distesa nella poltrona dello studio non avevo per niente paura, appena mi alzai e andai verso lo specchio per guardare il mio nuovo accessorio vidi dietro di me mia madre che cominciava a barcollare… Poveretta si era sentita male lei!”.

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Alla domanda “Ti sei pentito di aver fatto un piercing?” è raro sentirsi rispondere “Sì”, in primis perché grazie all’elasticità della pelle ritornare ad avere la superficie, in precedenza forata, liscia e senza cicatrici, quindi rimediare ad un “errore giovanile” è facile. Tuttavia avere un piercing (o anche più di uno) non dovrebbe rappresentare un limite o portare all’essere giudicati.

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Spesso è drammatico sostenere un esame all’università o conoscere i genitori della fidanzata quando si è coperti di piercing, tuttavia questi sono segno distintivo d’espressione quindi, dovrebbero valorizzarci. E poi, non c’era un vecchio detto che recitava “Mai giudicare un libro dalla copertina?”.

Foto: Bengt Nyman, Sara Marx, Goith Experience,Gaudencio Garcinuño, sv:Användare:Zelina,  Anna Maj Michelson