PALERMO – Il Palermo, dopo una partita di inusuale intensità, in cui ha dato prova di grande maturità tenendo testa ad un avversario forte, coriaceo e determinato a vendere cara la pelle, ha fatto suo il primo round contro l’Avellino di Braglia, apparso nervoso oltre ogni plausibile giustificazione. Un allenatore di una squadra professionista non dovrebbe, foss’anche in presenza del più marchiano errore arbitrale, lasciarsi andare a comportamenti che agitano gli animi e fomentano i suoi giocatori a condotte antisportive.
Difficilmente avevamo visto in passato un allenatore mettere le mani al collo di un giocatore avversario come ha fatto Braglia ieri nei confronti di Accardi. Merito del Palermo non aver risposto alle provocazioni degli irpini. Cosa che dovranno ripetere mercoledì sera al Partenio, dove troveranno sicuramente un clima incandescente.
Gli uomini di Filippi ieri sono stati veramente bravi. Hanno giocato con intelligenza, senza mai perdere di vista l’obiettivo finale e senza commettere errori di sorta. La convinzione che l’incontro potesse schiodarsi dallo 0 a 0 solo per effetto di un episodio aumentava con il trascorrere del tempo. Quando, a seguito di uno scomposto intervento di Dossena in area di rigore su Broh, l’arbitro ha decretato la massima punizione per i rosa, sono saltati i nervi agli uomini di Braglia e a Braglia stesso. L’unico a mantenere i nervi saldi e ad insaccare al 42° minuto del secondo tempo dal dischetto il pallone del preziosissimo vantaggio rosa è stato Floriano.
La partita giocata si è conclusa lì per dare spazio solo agli isterismi degli irpini. Prima del rigore, il Palermo, in campo dall’inizio con Pelagotti; Marong, Lancini, Marconi; Doda, De Rose, Broh, Valente; Kanoute, Santana; Saraniti, cosciente della forza dell’avversario, aveva principalmente mirato a limitarne le iniziative confidando nella solidità del suo reparto difensivo e nella saggezza tecnica di De Rose, dai cui piedi si diramavano tutte le iniziative offensive dei rosa. Pochi erano stati i pericoli corsi da Pelagotti, salvato dal palo solo dopo il vantaggio rosanero, come pochi erano state le azioni che avevano scaldato i guantoni di Forte.
Neanche i cambi operati da Filippi, tutti nella ripresa, al 1° Accardi, al 15° Silipo e Floriano e al 27° Peretti, rispettivamente al posto di Marong, Santana, Saraniti e Doda, avevano cambiato l’andazzo delle cose.
La vittoria non mette al sicuro il Palermo. Mercoledì sera al Partenio i rosanero troveranno un clima infuocato e dovranno essere bravi a non farsi trascinare nella rissa e a non rispondere alle provocazioni cui sicuramente saranno sottoposti. Con il regolamento di questi play-off una vittoria dell’Avellino, ottenuta con qualunque punteggio e con qualunque mezzo, farebbe finire il sogno rosanero, che oggi, contro ogni aspettativa, continua e… chissà?
Da non sottacere, per non dimenticare, l’interruzione del gioco alle 17:58, per ricordare il giudice Falcone, la moglie e gli uomini della scorta vittime dell’attentato mafioso del 23 maggio 1992.
Play-off Serie C, Palermo-Avellino: primo round ai rosanero. Il sogno continua
PALERMO – Il Palermo, dopo una partita di inusuale intensità, in cui ha dato prova di grande maturità tenendo testa ad un avversario forte, coriaceo e determinato a vendere cara la pelle, ha fatto suo il primo round contro l’Avellino di Braglia, apparso nervoso oltre ogni plausibile giustificazione. Un allenatore di una squadra professionista non dovrebbe, foss’anche in presenza del più marchiano errore arbitrale, lasciarsi andare a comportamenti che agitano gli animi e fomentano i suoi giocatori a condotte antisportive.
Difficilmente avevamo visto in passato un allenatore mettere le mani al collo di un giocatore avversario come ha fatto Braglia ieri nei confronti di Accardi. Merito del Palermo non aver risposto alle provocazioni degli irpini. Cosa che dovranno ripetere mercoledì sera al Partenio, dove troveranno sicuramente un clima incandescente.
Gli uomini di Filippi ieri sono stati veramente bravi. Hanno giocato con intelligenza, senza mai perdere di vista l’obiettivo finale e senza commettere errori di sorta. La convinzione che l’incontro potesse schiodarsi dallo 0 a 0 solo per effetto di un episodio aumentava con il trascorrere del tempo. Quando, a seguito di uno scomposto intervento di Dossena in area di rigore su Broh, l’arbitro ha decretato la massima punizione per i rosa, sono saltati i nervi agli uomini di Braglia e a Braglia stesso. L’unico a mantenere i nervi saldi e ad insaccare al 42° minuto del secondo tempo dal dischetto il pallone del preziosissimo vantaggio rosa è stato Floriano.
La partita giocata si è conclusa lì per dare spazio solo agli isterismi degli irpini. Prima del rigore, il Palermo, in campo dall’inizio con Pelagotti; Marong, Lancini, Marconi; Doda, De Rose, Broh, Valente; Kanoute, Santana; Saraniti, cosciente della forza dell’avversario, aveva principalmente mirato a limitarne le iniziative confidando nella solidità del suo reparto difensivo e nella saggezza tecnica di De Rose, dai cui piedi si diramavano tutte le iniziative offensive dei rosa. Pochi erano stati i pericoli corsi da Pelagotti, salvato dal palo solo dopo il vantaggio rosanero, come pochi erano state le azioni che avevano scaldato i guantoni di Forte.
Neanche i cambi operati da Filippi, tutti nella ripresa, al 1° Accardi, al 15° Silipo e Floriano e al 27° Peretti, rispettivamente al posto di Marong, Santana, Saraniti e Doda, avevano cambiato l’andazzo delle cose.
La vittoria non mette al sicuro il Palermo. Mercoledì sera al Partenio i rosanero troveranno un clima infuocato e dovranno essere bravi a non farsi trascinare nella rissa e a non rispondere alle provocazioni cui sicuramente saranno sottoposti. Con il regolamento di questi play-off una vittoria dell’Avellino, ottenuta con qualunque punteggio e con qualunque mezzo, farebbe finire il sogno rosanero, che oggi, contro ogni aspettativa, continua e… chissà?
Da non sottacere, per non dimenticare, l’interruzione del gioco alle 17:58, per ricordare il giudice Falcone, la moglie e gli uomini della scorta vittime dell’attentato mafioso del 23 maggio 1992.