PALERMO – Esordio molto impegnativo per Eugenio Corini alla prima sulla panchina rosanero. Domani sera alle 20 e 45 il suo Palermo dovrà vedersela con la Fiorentina di Paulo Sousa.
Reduci dalla battuta di arresto contro l’Inter nell’ultima di campionato, i gigliati vorranno immediatamente recuperare la china consapevoli delle proprie qualità. Sanno pure i viola che vincendo la partita, che ancora debbono recuperare contro il Genoa, arriverebbero a ridosso del gruppo che insegue la Juventus e vorranno per questo domani conquistare i tre punti.
Il Palermo è forse nel momento peggiore di questo travagliato campionato che lo ha visto battere in negativo dei record di cui non può andare fiero. I rosanero sono ultimi in classifica a pari punti con il Crotone con sul groppone una serie di 7 sconfitte consecutive con 10 partite perse su 14 disputate.
Ma quello che fa più paura è il rendimento casalingo: il Palermo al Barbera non ha ancora guadagnato un punto. Se è vero che la salvezza si conquista in casa, il Palermo dovrebbe considerasi quasi spacciato. Finora la squadra è apparsa timorosa e inconcludente il più delle volte sia dentro sia fuori casa. L’illusione della vittoria a Bergamo alla quinta giornata o del pareggio al Meazza contro l’Inter alla seconda ha lasciato lo spazio allo scoramento assoluto culminato con la sconfitta ai rigori di mercoledì pomeriggio in Coppa Italia contro lo Spezia.
Il fallimento di Roberto De Zerbi ha tante motivazioni, ma nessuna scusante. Un allenatore può avere un suo modello di gioco, ma deve adattarlo alla rosa che compone la squadra. Tante volte abbiamo assistito ad una serie infinita di passaggi e passaggetti al limite dell’area di rigore nel tentativo di impostare l’azione dalle retrovie, giustissimo ed encomiabile tentativo di costruzione del gioco impostato sul fraseggio fin dal rilancio corto del portiere.
Ma quando i giocatori non hanno le caratteristiche tecniche né la velocità per rendere fluido il gioco e dimostrano una paura palpabile di perdere la palla per effetto del pressing avversario, allora bisogna cambiare approccio all’azione. Quando ti rendi conto che gli unici punti conquistati vengono da partite in cui lo schieramento difensivo era costituito da tre centrali e che la difesa a quattro smorza quelle che sono state le uniche possibilità di portare pericolo alle difese avversarie, ci riferiamo alle incursioni sulle fasce di Rispoli e di Aleesami spesso conclusesi con la creazione di crossper le finalizzazioni di Nestorovski, non ha senso continuare ad insistere con quattro difensori in linea.
E ancora: l’unico giocatore capace di superare l’uomo e di creare spazi in attacco, Diamanti, non può essere costretto a gravitare in una zona del campo defilata e fuori dal vivo del gioco anche con il pericolo di intralciare le incursioni sulle fasce dei terzini d’ala. La sensazione che De Zerbi non credesse più neanche lui nella possibilità di invertire la rotta presa si è avuta chiara quando, all’indomani della sconfitta con la Lazio, ha detto che neanche prima del suo avvento il Palermo era una squadra che andava bene, che vinceva e convinceva, e che non l’aveva fatta lui questa squadra. Indubbiamente il Palermo ha delle forti lacune, è ricco di giovani di poca esperienza, ha avuto e ha tuttora una lunga lista di giocatori infortunati, ma non si è mai visto nelle partite finora giocate quella intensità, quell’ardore, quell’agonismo che ogni squadra di limitate risorse tecniche deve portare sul campo per supplire alle proprie carenze e cercare di far diminuire il gap tecnico esistente con gli avversari.
Non si è mai visto finora un Palermo con il coltello tra i denti, con l’atteggiamento di sovrastare il nemico con la furia del proprio orgoglio e la ferocia derivanti dalla voglia di non soccombere. Sarà capace Eugenio Corini di far cambiare atteggiamento alla squadra, di convincere i propri giocatori che nessuno parte sconfitto in partenza e che, al di là del modulo di gioco adottato, si deve dimostrare l’attaccamento alla maglia rosanero che lui ha indossato 137 volte nella sua vita e che vale più di un rigore mancato?
Dovrà principalmente lavorare sulla testa dei suoi giocatori. In questo non sarà aiutato dall’allungarsi della lista degli infortunati a cui si sono aggiunti Jajalo e Lo Faso, entrambi con problemi ad una caviglia.
Ma intanto sono arrivatele dimissioni di Daniele Faggiano per presunti disaccordi con Zamparini. Così dopo Rino Foschi anche il direttore sportivo ex Trapani lascia, in un momento delicatissimo per la squadra e con l’incombere della finestra invernale di calciomercato. Le speranze di rimanere in Serie A dipendono da come saprà muoversi la società nel mercato di gennaio. Sarebbe veramente difficile doverlo affrontare senza direttore sportivo.
Subito dopo le annunciate dimissioni di Faggiano, con un comunicato apparso nel pomeriggio di ieri sul sito della US Città di Palermo, è stato ufficializzato l’incarico di consulente personale del Presidente per il collegamento ed il supporto aziendale con allenatore, staff e squadra, per Dario Simic, l’ex calciatore di Milan ed Inter da tempo vicino a Zamparini.
Tornando alla partita contro la Fiorentina, i tifosi rosanero sanno benissimo che può essere persa, ma vorrebbero vedere un altro approccio alla gara e non i soliti passaggi all’indietro senza nessuno che si prenda la responsabilità di verticalizzare l’azione. Passando alla formazione dovrebbe scendere in campo, Corini si trova in notevole difficoltà perché ha gli uomini contati.
Oltre agli infortunatiJajalo, Lo Faso, Rajkovic, Bentivegna e Trajkovski, con Cionek, Embalo e Bruno Henriqueche non hanno ancora recuperato al cento per cento, dovrà pure fare a meno degli squalificatiGoldaniga, Gonzalez e Diamanti e, per la mancanza di centrali disponibili,dovrebbe essere costretto anche lui a schierare la difesa a quattro, a meno che Cionek venga giudicato pronto per scendere in campo.Con la difesa a quattro,Rispoli ed Aleesami dovrebbero giocare in posizione più avanzata con il pericolo, però, di una formazione troppo sbilanciata in attacco.
Lo schieramento dovrebbe essere con il modulo 4-4-1-1, così composto: Posavec, Morganella, Vitiello, Andelkovic, Pezzella; Rispoli, Hiljemark, Gazzi, Aleesami; Quaison; Nestorovski. Paulo Sousa dovrebbe schierare la Fiorentina con il 4-2-3-1 formato da: Tatarusanu; Tomovic, Salcedo, Astori, Milic; Vecino, Borja Valero; Tello, Ilicic, Bernardeschi; Kalinic.
Squadre in campo agli ordini del Sig. Piero Giacomelli di Trieste.
Pietro D’Alessandro