PALERMO – È una squadra sull’orlo di una crisi di nervi quella che, ieri contro la Viterbese, è andata incontro alla seconda sconfitta consecutiva, dando preoccupanti segnali di imbarazzante pochezza tecnica e di fragilità di nervi. Il tracollo ha portato all’esonero di Boscaglia.
È difficile commentare una partita in cui le due squadre per tutto il primo tempo non hanno giocato, limitandosi a manovrare con lentezza esasperante e sempre per linee orizzontali, con una percentuale impressionante di facili passaggi sbagliati. Ma, pur tra l’apatia generale, era arrivato al 48° il gol casuale, che alla fine ha dato i tre punti alla Viterbese, segnato da Adopo, lesto, tra l’immobilità della difesa rosa, ad insaccare alle spalle dell’incolpevole Pelagotti.
Ad inizio ripresa, con l’innesto, al posto dell’impalpabile Rauti, di Silipo, che nel nulla rosanero, anche solo perché in grado di saltare l’uomo nell’uno contro uno, è arrivato alla sufficienza insieme a Pelagotti e a Lucca, ci si era illusi in un risveglio d’orgoglio degli uomini ancora di Boscaglia. Ma è stato quello il momento in cui sono saltati i nervi. Ed è questo che deve preoccupare al di là della partita persa e della posizione in classifica, che si allontana dalla zona play-off e si avvicina a quella play-out.
Già c’erano state le avvisaglie di un clima acceso negli spogliatoi con l’alterco tra Almici e Kanoute, che aveva avuto come conseguenza la mancata convocazione del senegalese. Ma è in campo, tra il 59° ed il 79°, che si è avuta la conferma di una situazione nervosa allarmante con le espulsioni prima di Almici, suo il fallo che aveva causato al 59° un rigore per la Viterbese parato da Pelagotti, e poi di Odjer, entrato al 65° al posto del deludente De Rose.
La saldezza dei nervi scaturisce principalmente dalla serenità dello spogliatoio. Si può essere dei campioni, ma, se si è in continua competizione tra compagni e si trascura per puro egoismo la squadra per il proprio tornaconto, si rischia il disastro. Può forse consolare, ma sicuramente fa rabbia, il fatto che nel quarto d’ora finale, in cui ha giocato in nove contro undici, finalmente il Palermo si è reso pericoloso. Ha addirittura colpito una traversa con Luperini, che fino ad allora aveva vagato per il campo in totale confusione tattica e mentale.
Questo certifica che la squadra, se vuole, se è pungolata, se ha stimoli, riesce a sviluppare gioco e a creare occasioni da gol. Dovrebbe essere l’allenatore a capire quali siano le molle per far affiorare in campo la grinta, l’intensità e l’amor proprio.
Ha forse fallito in questo Boscaglia ed ecco che è arrivato il suo esonero, con la squadra affidata a Filippi, fino ad ieri secondo dell’allenatore gelese.
Con questo clima si va verso il derby in programma mercoledì al Massimino e riesce difficile essere ottimisti anche se la sfida contro il Catania riesce sempre a far emergere le motivazioni giuste…fino a prova contraria.