PALERMO – Gli ingredienti per quella che sarebbe dovuta essere la svolta del campionato del Palermo c’erano tutti ieri pomeriggio al Barbera: l’entusiasmo ritrovato per l’avvento di Eugenio Corini sulla panchina dei rosanero, la bella prestazione di domenica scorsa al Franchi contro la Fiorentina, che, pur senza aver prodotto neanche un punto, aveva mostrato l’esistenza di una squadra ancora viva e con la voglia di fare.
E ancora lo stadio pieno come non mai quest’anno, un avversario ostico ma alla portata, e invece?
E invece il Palermo è incappato non solo nell’ottava sconfitta consecutiva in casa, che è pure la nona di fila nel complesso, ma anche in una delle prove più incolori dall’inizio del campionato. La sindrome del Barbera ormai ha assunto caratteristiche preoccupanti. Non aver conquistato neanche un punto in nessuna delle otto partite finora disputate tra le mura amiche deve avere una spiegazione. L’unica, che ci viene in mente e che ci sembra fondata, è quella che la squadra, non sapendo impostare il gioco, trova enormi difficoltà nelle partite casalinghe nelle quali deve assumere l’iniziativa, mentre nelle partite in trasferta può limitarsi ad aspettare gli avversari, cercare di contenerli con una fase difensiva attenta per affondare in contropiede sfruttando il fiuto del gol di Nestorovski bravo a concretizzare le poche occasioni da gol che gli capitano.
La storia degli unici e pochi punti raccolti dal Palermo in trasferta è questa. Ma ieri pomeriggio si è assistito anche ad una serie di svarioni difficile da vedere nei campi di Serie A. A cominciare dalla disattenzione di Andelkovic, che ha causato il primo gol di Birsa, e dall’errore di Goldaniga che, con il suo lento passaggio all’indietro a Posavec, ha consentito a Pellissier di realizzare il secondo gol del Chievo, gol n. 100 per il forte attaccante clivense. Ma non solo, si è visto Cionek perdere duelli in velocità con lo stesso Pellissier, 37 anni compiuti, e si sono visti tantissimi passaggi fuori misura. La sensazione è che i giocatori rosanero sbaglino per paura di …..sbagliare! L’impegno non è mancato ieri, ma la buona volontà non basta per vincere le partite. Si è apprezzata la tenacia di Nestorovski e di Quaison nel cercare di farsi largo tra i difensori del Chievo, la corsa di Rispoli e nulla più. I problemi che aveva De Zerbi sono gli stessi che ha Corini.
Il Palermo è una squadra senza personalità, con un tasso tecnico insufficiente per la Serie A, con l’aggravante di avere pochi rincalzi e con tanti giocatori alle prese con infortuni o reduci da infortuni. Corini ha tentato in corso d’opera di cambiare qualcosa nella speranza di raddrizzare il risultato: dopo il secondo gol del Chievo ha sostituito Goldaniga, fortemente provato dall’errore commesso, ed ha inserito Bruno Henrique, passando alla difesa a quattro ed infoltendo il centrocampo. Ha dato pure spazio a Sallai ed a Diamanti, entrati al posto degli inconcludenti Hiljemark e Chochev, ma è stato tutto vano.
Un compito ingrato e difficile attende il “Genio”, accolto ieri al Barbera come il salvatore della patria, con le credenziali della sua serietà e professionalità, oltre al passato glorioso in maglia rosanero. Il mister dovrà cercare di dare un gioco alla squadra, apparsa troppe volte senza idee, e dovrà principalmente ricostruire l’autostima di tutti i suoi giocatori demoralizzati e demotivati per la sfilza pesantissima di risultati negativi. Ma il compito più impegnativo è riservato alla società, che dovrà individuare, se ne avrà voglia, nel mercato che si aprirà a gennaio, gli uomini necessari per tentare di cambiare il destino della squadra, che oggi, all’ultimo posto in solitario in classifica, appare segnato.
Pietro D’Alessandro
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