Marco Travaglio in scena a Palermo con “Perché no”

PALERMO – Un recital satirico che ha anche l’intenzione di informare i cittadini sulle ragioni del “no” al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Questo e tanto altro è “Perché no” di Marco Travaglio, andato in scena ieri al teatro Golden di via Terrasanta.

Travaglio, servendosi della verve e del fascino di Giorgia Salari, nei panni del ministro Maria Elena Boschi, tenta di mettere in luce i tanti lati oscuri della riforma costituzionale inscenando una sorta d’intervista rivolta al ministro, incontro invano invocato nella realtà dal direttore del Fatto Quotidiano, che se l’è ripetutamente visto negare dal ministro stesso.

Lo spettacolo (che contiene, circa la parte recitata dalla Salari, le dichiarazioni rilasciate nella realtà dal ministro) nasce quindi sia dalla mancata intervista che, soprattutto, dalla constatazione da parte di Travaglio secondo cui le ragioni del “si” avrebbero più spazio rispetto a quelle del “no”.

Tanti i punti toccati in quasi due ore e mezza di spettacolo, primo tra tutti quello riguardante i privilegi dei componenti del nuovo eventuale senato che, nominati tra sindaci e consiglieri regionali godrebbero dell’immunità parlamentare ritrovandosi di fatto a dover assolvere a due compiti contemporaneamente, col rischio di far male entrambi.

Il recital entra poi nel merito della riforma toccando l’argomento delle autonomie regionali: se passasse il si, viene detto, ciò provocherebbe specialmente in Sicilia, il depauperamento di alcuni importantissimi poteri regionali che passando in mano allo Stato, toglierebbe il diritto decisionale sulle opere infrastrutturali quali il ponte sullo stretto di Messina, senza contare l’ambito turistico e commerciale.

Altro punto importante toccato nel corso della serata, la sconcertante trasformazione dell’articolo 70 della carta Costituzionale che passerebbe da 9 parole a circa 400, rendendolo così incomprensibile da far dichiarare ad un illustre costituzionalista del calibro di Gustavo Zagrebelsky, attuale docente di diritto costituzionale all’università di Torino: “Se passa il si smetto dii insegnare ma non per ripicca: perché non saprei che parole usare con i miei studenti per spiegargli la riforma”.

Teresa Fabiola Calabria