Incontro con Elena D’Angelo, primadonna dell’operetta italiana

PALERMO – Incontriamo Elena D’Angelo nella elegante atmosfera del Teatro al Massimo di Palermo diretto da Aldo Morgante, che segna da anni il maggior numero di spettatori in Sicilia ed uno dei più alti in tutta Italia. Indiscussa protagonista dell’operetta italiana, nel 2011 Elena è direttore artistico della Compagnia Italiana delle Operette. Dal 2013 è prima attrice soprano soubrette della Compagnia del Teatro al Massimo, che porta adesso in tourneé “I miei primi vent’anni”, con Sasà Salvaggio e due notevolissimi allestimenti de “La Vedova Allegra” e “Un Ballo al Savoy” per la regia di Umberto Scida.

Come è giunta all’Operetta?

In realtà non era cominciata così. Per quanto possa apparire strano io sono naturalmente timida e la mia vocazione originaria è il pianoforte. Diplomata in canto lirico ho insegnato Teoria e Solfeggio, Canto corale e Propedeutica musicale per anni a Milano, dove sono nata. Poi una svolta inaspettata…

Cosa è accaduto?

Nel 1996 debutto nel ruolo di Susanna ne Le nozze di Figaro di Mozart e sono primo soprano solista nel Gloria di Vivaldi. Dal 1998 divento cantante lirica e soubrette a tempo pieno. Da allora impegni crescenti sul palcoscenico, anche con un repertorio che comprende arie d’epoca, romanze, musical, operette, canzoni napoletane, pezzi musicali dei primi cinquant’anni del novecento, il cafè chantant e la musica sacra, lavorando in Italia, Argentina, Uruguay, Germania e Giappone. Dal novembre 2004 al marzo 2013 sono la soubrette storica della Compagnia Italiana delle Operette. Dal 2011 ne divento direttore artistico. Poi la scelta di Palermo, che è scelta di eccellenza. E nel frattempo ho continuato a studiare e mi sono laureata in Lettere Moderne con una tesi sugli aspetti sociologici dell’Operetta“.

Lei ha un rapporto di solida collaborazione artistica con Umberto Scida.

Il destino a volte lega con fili sottilissimi ma assai forti. Ci siamo conosciuti nel 2000 ed abbiamo lavorato assieme nella Compagnia Italiana delle Operette per parecchio tempo, consigliandoci e sostenendoci a vicenda. Tra noi c’è vera e sincera amicizia, e ritrovarci assieme a Palermo è davero piacevole, artisticamente ed umanamente“.

Adesso siete la coppia di grido di Morgante, protagonisti assoluti dell’operetta italiana, ma come vi trovate in Sicilia?

Ho recitato a Palermo, Catania, Piazza Armerina, Modica, Trapani e Ragusa. In Sicilia c’è un pubblico attento e competente, che valuta tutto. Non puoi, ad esempio, essere inadeguato nei costumi e nelle scenografie di una Operetta. L’allestimento, davvero sontuoso di ‘Un Ballo al Savoy’ è un appropriato atto di rispetto al teatro e agli spettatori“.

Qualche aneddoto curioso sulla sua permanenza in Sicilia?

Con i siciliani non puoi avere un rapporto asettico, che si limita ad un pur sentito applauso. Gli abbonati al Teatro sono partecipi, e ti invitano a cena. Si crea con alcuni un reale, profondo rapporto umano, impreziosito regolarmente dal cannolo, talora non solo uno, indiscussa meraviglia per il palato. Anche se poi sei costretta a qualche sacrificio per mantenerti in forma. Anche questo per rispetto del pubblico“.

E come si trova con i colleghi di scena?

Morgante ha allestito una compagnia di quasi tutti siciliani. E’ una autentica isola felice. Sono attori assai bravi che pure ascoltano consigli e che ti assicurano tranquillità. E Stefania Cotroneo guida la coreografia con assoluta competenza, senso della scena e rispetto degli attori. Non è facile trovare questa sensibilità“.

Giovanni Paterna