RAGUSA – Una missione a Palazzo Adriano, in provincia di Palermo, dei ricercatori, naturalisti e geologi collaboratori del Museo civico di storia naturale di Comiso, Agatino Reitano, Filippo Spadola e Franco Cavallaro e dall’Associazione Ulixes Onlus di cui fanno parte Mario Dipasquale, Rosario Occhipinti e Lorenzo Zurla, ha portato al ritrovamento di fossili marini appartenenti a svariati gruppi, perlopiù faunistici (spugne, tunicati, coralli, foraminiferi, molluschi, crostacei, echinodermi, briozoi, trilobiti, e altri ancora).
La missione è stata possibile grazie all’autorizzazione e coinvolgimento del personale dell’Azienda foreste demaniali-Servizio gestione Aree Protette.
La missione dell’equipe di ricercatori coordinata dal dott. Gianni Insacco, conservatore scientifico del Museo Civico di Storia Naturale di Comiso, era finalizzata alla studio delle rocce e dei resti fossili contenuti del Paleozoico, datati al Permiano medio-superiore (280-260 milioni di anni) presenti all’interno della Riserva Naturale Orientata del “Monti di Palazzo Adriano e Valle del Sosio”.
“Nell’area presa in esame, sono presenti degli affioramenti rocciosi di grande interesse geologico e paleontologico. Si tratta di cinque spuntoni calcarei che, a partire dalla fine dell’800, hanno attratto numerosi geologi provenienti da tutto il mondo per l’esclusiva paleo-fauna presente” dice Insacco. È una vera e propria fortuna che i reperti siano giunti nelle mani dei ricercatori in ottimo stato.
“Allo stato attuale delle conoscenze – conclude Insacco – tanto è stato fatto, ma ancora incomplete risultano le conoscenze a riguardo di certi gruppi (crostacei, echinodermi, molluschi, ecc…), così come indefinibili risultano la quantità e l’ubicazione di fossili di Palazzo Adriano, conservati in giro per il mondo e mai studiati. Gli affioramenti rocciosi, per fortuna oggi risultano protetti, poiché sono inseriti all’interno della Riserva Naturale Orientata dei Monti di Palazzo Adriano e della Valle del Sosio, gestita dal dipartimento regionale Azienda foreste demaniali, ma risultano oggetto di una lenta demolizione ad opera della natura. I campioni geo-paleontologici recuperati sono attualmente in fase di difficile e accurato studio e, dai risultati che si otterranno, verranno pubblicati su riviste scientifiche internazionali dando così un contributo significativo alla conoscenza del Paleozoico siciliano e al materiale fossile esposto presso il Museo di Comiso”.