Tutti gli uomini del presidente

PALERMO – È diventato nervoso Rosario Crocetta. I tempi stringono e le varie emergenze si stanno accavallando: un bilancio malfermo che fa gridare al commissariamento e le mozioni di sfiducia nei confronti dei suoi assessori non gli fanno dormire sonni tranquilli.

Il presidente ha sbracato – ancora una volta – e stavolta ha preso di mira il sindaco di Palermo Leoluca Orlando. Quest’ultimo è già entrato in clima di campagna elettorale per la corsa alla presidenza della Regione e, da esponente siciliano dei sindaci, ha duramente attaccato Crocetta.

Il presidente si è lasciato andare a discorsi da fine statista e da uomo delle istituzioni: “Lancio la controffensiva a chi vuole il commissariamento della Sicilia, a partire da una persona che usa lo stesso vestito da vent’anni. Dov’era Orlando il forforoso quando c’erano Cuffaro e Lombardo? Orlando fa stare i palermitani in mezzo alla spazzatura e senza il sostegno della Regione sarebbe già in dissesto. Orlando è complice di una congiura nei confronti della Sicilia”.

LE MOZIONI. A Palazzo dei Normanni sembra che sia arrivata già la fine della legislatura. All’Ars mercoledì e giovedì si voteranno le mozioni di censura depositate nei confronti degli assessori Nelli Scilabra e di Linda Vancheri. L’assessore alla Formazione è una creatura crocettiana: giovane, democratica e con pedigree “rivoluzionario”. Finora, però, l’assessore di rivoluzionario ha fatto ben poco. Il Pd l’ha scaricata e in particolar modo l’area cuperliana sembra decisa ad “impallinare” la Scilabra votando la mozione.

L’assessore Nelli Scilabra

Crocetta è corso ai ripari con una mossa ripescata tra la naftalina della prima repubblica: far confluire i cinque deputati del gruppo del Megafono all’interno del gruppo del Pd per cambiare le carte in tavola. Ma le procedure non saranno di certo brevi e la manovra ha indispettito non poco i democratici.

La tensione si taglia a fette tanto che Enzo Napoli, segretario del Pd etneo, ha scritto su facebook: “L’onorevole Malafarina  (del Megafono, ndr) che aspirerebbe ad entrare nel Pd, pare abbia chiesto ieri, al raduno del Megafono, le dimissioni del segretario regionale (Fausto Raciti, ndr). Qualcuno dovrebbe spiegargli, visto che nessuno gli ha firmato un mandato di perquisizione, che prima di entrare, soprattutto in casa d’altri, è cortesia bussare. Annunciare di voler mettere i piedi sul tavolo ed accendere un sigaro, inoltre, non è esattamente un biglietto da visita incoraggiante”.

Malafarina – vice questore che indagò anche sulle frequentazioni di Crocetta – è uno dei fedelissimi del presidente. Così come Nello Dipasquale, ex sindaco di Ragusa, che grazie al presidente è stato folgorato sulla via di Damasco: ha cambiato più volte partito arrivando dal centrodestra al centrosinistra. Adesso potrebbe compiere una trasformazione che ha dell’incredibile: da autorevole e vincente esponente primo cittadino di centrodestra diverrebbe un deputato del Pd.

LUMIA C’È. A fianco di Crocetta non può mancare il vero deus ex machina di questo governo regionale (e anche del precedente): il senatore è intervenuto a gamba tesa nel dibattito politico isolano dopo un periodo di silenzio.

Il senatore Beppe Lumia

Prima ha parlato – la scorsa domenica – a Taormina durante un vertice del Megafono, attaccando l’ala cuperliana dei democratici. “Il Pd non usa mai il linguaggio delle riforme e del cambiamento” ha detto il senatore che ha anche criticato il ricorso al rimpasto come panacea di tutti i mali.

Poi la bomba: “A forza di adattarsi al ribasso al sistema del potere dato – ha affermato Lumia -, piano piano ne ha assunto le sembianze ed è diventato, quella parte del Partito democratico, esso stesso un partito burocratico e clientelare e con tratti anche di affarismo e di corruzione mafiosa”.

Gli ha risposto a muso duro Fausto Raciti: “È insopportabile assistere all’accusa di affarismo, clientelismo, collusione mafiosa da parte di un uomo che ha beneficiato per sei legislature dei voti dei Ds prima e del Pd dopo senza avere mai dato nulla a questo nostro partito. È offensivo per la gente del Pd e per chi nella lotta alla mafia ha pagato prezzi altissimi. È insopportabile l’ipocrisia di chi pretende di rilasciare patenti di moralità a seconda che si contesti o meno il governo della Regione Siciliana”.

La scorsa domenica si è tenuto anche un vertice etneo all’hotel Sheraton di Catania dove si sono incontrati gli altri “uomini del presidente”. Oltre Lumia vi erano Davide Faraone, Giuseppe Lupo e Baldo Gucciardi. A fare gli onori di casa il sindaco Enzo Bianco.

Davide Faraone

Lupo, l’ex segretario regionale, ha da sempre avuto una linea morbida nei confronti di Crocetta e ha visto di buon auspicio l’ingresso dei deputati del Megafono all’interno del gruppo democratico.

Mentre Davide Faraone – a volte critico con il governo regionale – è reduce da una campagna elettorale condotta nel siracusano con risultati non esaltanti e duramente criticata dal collega di partito Bruno Marziano. Ma sembra che la direzione sia quella di sostenere Crocetta.

IL BILANCIO. Non basteranno i Dipasquale, i Lumia, i Faraone e i Gucciardi per evitare la gatta da pelare del bilancio al presidente Crocetta. Probabilmente la prossima settimana arriverà a Palermo il sottosegretario Graziano Delrio per cercare di leggere il pericolante bilancio isolano con un disavanzo di 1,6 miliardi di euro. Il pareggio di bilancio è una chimera al momento attuale e per questo si era parlato di commissariamento della Regione.