PALERMO – Nuovi guai all’orizzonte per Francesco Cascio, già condannato in primo grado a due anni e otto mesi con l’accusa di corruzione, che l’ha costretto a lasciare l’Assemblea regionale.
Adesso, come riportato da palermo.repubblica.it, sono state rese note le dichiarazioni della famiglia Lapis, per una vicenda che sembrerebbe destinata a tirare per le lunghe.
Le prime parole sono del padre, Giuseppe Lapis, che, davanti ai pm di Palermo, non usa giri di parole: “Si, è vero, all’onorevole Cascio, ho ceduto il preliminare di un terreno che avevo pagato 5.200 euro. Poi, gli ho messo a disposizione tre professionisti per la progettazione della sua casa di Collesano. I miei operai hanno anche fatto numerosi lavori in quella casa, e poi la manutenzione, la guardiania“.
La palla passa poi al figlio Gianluigi, che rincara la dose: “Lezioni di golf per lui e la moglie, diventati soci onorari del nostro Madonie golf club, pagavamo noi le quote“.
La domanda sorge spontanea, perché questa “generosità”?
“In cambio di tutto questo – dichiara adesso Giuseppe Lapis – ho ottenuto dall’onorevole Cascio facilitazioni nell’ottenimento dei contributi per la mia società, la Ecotecna. In particolare, Cascio si prodigò perché fosse approvata la delibera che ammetteva fra i lavori finanziabili anche quelli svolti in economia”.
Ricordiamo, inoltre, che qualche mese fa, il gup Nicastro non aveva avuto dubbi, scrivendo nella sentenza: “Nella seconda metà del 2001 l’assessore Cascio siglava un accordo corruttivo con l’imprenditore Lapis“.
Giuseppe Lapis ha infine ricordato, mettendo tutto a verbale, di aver assistito a più di un intervento telefonico di Cascio per “sfoltire le lungaggini burocratiche“, interventi rivolti ai suoi collaboratori. E proprio dei collaboratori parla Lapis: “Ricordo che in una delle mie visite in assessorato gli chiesi di intervenire sui suoi collaboratori affinché si comportassero più equamente senza mettersi di traverso ad ogni piè sospinto“.
Ma da dove nasce il rapporto fra Lapis e Cascio? Secondo Cascio, che si è sempre difeso, non esiste alcun tipo di rapporto, secondo Lapis, invece: “Nacque dai buoni uffici di Lelio Cusimano, che era molto legato a Cascio, mi disse che avremmo dovuto tenercelo buono“.
Ovviamente, tutte queste accuse sono da dimostrare e gli inquirenti cercheranno riscontri e, certamente, dovranno ascoltare quanto prima quanto avrà da controbattere l’ex presidente dell’Ars.