TERMINI IMERESE – Ore 9, si spezza quella che sembrava una maledizione e decolla il sogno dell’auto verde. Riparte il dopo-Fiat a Termini Imerese, a quasi cinque anni dalla chiusura e dopo un lungo periodo di cassa integrazione.
Un limbo nel quale sono state costrette le tute blu, passate sotto le insegne Blutec dopo quattro decenni di Fiat e promesse di rilancio dissoltesi poco dopo essere state annunciate. Si riaprono dunque i cancelli, chiusi dal 24 novembre 2011.
Grazie all’accordo firmato tra Blutec e Invitalia, infatti, da quest’anno fino al 2018 saranno riassorbiti i 700 metalmeccanici rimasti senza lavoro dopo la chiusura della fabbrica, in seguito all’addio dell’azienda del Lingotto dall’Isola. Per i primi venti operai oggi il turno è cominciato alle 9 per occuparsi della produzione di componentistica per auto, un progetto con un investimento di 95,8 milioni, di cui 71 concessi dallo Stato e dalla Regione siciliana.
Si tratta della prima parte del piano industriale siglato tra azienda e Invitalia mentre per la seconda, destinata alla produzione di due modelli di auto ibride ed elettriche, si attende la presentazione del progetto definitivo da 200 milioni di euro.
La Blutec ha tempo fino al 30 giugno, poi passerà al vaglio dell’advisor. Nel frattempo, come stabilito dal cronoprogramma illustrato dalla società del gruppo Metec ai sindacati, ai primi 20 operai di stamane ne seguiranno altri venti a maggio, poi a giugno altri 40 per arrivare a impiegare, entro la fine dell’anno, circa 250 lavoratori entro la fine dell’anno.
L’obiettivo è raggiungere il pieno impiego della forza lavoro entro il 2018, quando la produzione delle autovetture sara’ a regime. Dopo cinque anni caratterizzati da incertezze, proteste e ammortizzatori sociali, una svolta significativa per il polo industriale siciliano e i lavoratori (1050 in totale tra ex Fiat e i 350 dell’indotto) rimasti tutto questo tempo senza lavoro.
Dopo l’uscita di scena della casa torinese – l’ultima vettura a lasciare la catena di montaggio è stata la Lancia Ypsilon – in seguito all’interessamento di alcuni soggetti, si sono fatte parecchie ipotesi di rilancio per il sito palermitano: dall’imprenditore Massimo Di Risio della Dr Motor alle voci di un possibile interessamento, mai confermate, di investitori cinesi. Cauto ottimismo dei sindacati che pur plaudendo al raggiungimento di questo obiettivo, attendono la riconferma della cassa integrazione – scaduta il 31 marzo – per gli operai ex Fiat al momento rimasti a casa, e della cig in deroga per un centinaio di lavoratori dell’indotto. Ma, soprattutto, la presentazione del piano industriale definitivo.
Oggi, comunque, rimane un giorno importante per i lavoratori che grazie a Blutec vedono rinascere la produzione industriale e anche la speranza per il loro futuro. Una folla per l’occasione si è radunata davanti ai cancelli: oltre ai lavoratori e parti sociali, il sindaco di Termini Imerese Totò Burrafato, e anche tanti giornalisti e troupe. televisive.
Un giorno sentito anche da molti abitanti del comprensorio che mentre passano in auto rivolgono un saluto affettuoso e fanno un in bocca al lupo ai lavoratori. “Contrariamente ad altri colleghi più scettici, ho sempre sperato in una riapertura della fabbrica di Termini Imerese. Anche perché avevo la consapevolezza che un’esperienza simile non poteva finire, così con un buco nell’acqua”. Sono le parole di Giuseppe Tarantino, 49 anni, uno dei primo venti operai che oggi ha varcato i cancelli dello stabilimento di Termini Imerese, a Palermo. Perito elettrotenico, operaio di manutenzione, dal ’99 realizzava componentistica per la lancia Ypsilon. Tarantino, sposato, con tre figli, oggi alle 9 comincerà il primo turno partime di 4 ore assieme agli altri venti lavoratori che si occuperanno di progettazione per il marchio Blutec, l’azienda che ha preso il posto della Fiat.
“Con il passare del tempo questa speranza si andava sempre più affievolendo – ha proseguito Tarantino ricordando gli ultimi quattro anni segnati da proteste e cassa integrazione – poi è subentrato lo scetticismo, fino a quando non ci hanno comunicato l’inizio di questa nuova avventura. Sono ottimista ma anche consapevole che il futuro rimane un punto interrogativo. L’azienda sta nascendo e noi dobbiamo crescere assieme a lei. Oggi c’è Blutec e dobbiamo uscire da un ottica assistenzialista altrimenti non abbiamo dove andare”.
I primi lavoratori a rientrare in fabbrica, tra i 700 ex Fiat, non hanno ancora completato le ore di corso necessarie per apprendere l’uso di un software di modellazione tridimensionale per la realizzazione di componentistica, previsto dalla prima fase del piano industriale siglato tra Blutec e Invitalia.
Accanto all’entusiamo del primo giorno, anche il ricordo per i momenti bui legati agli anni della vertenza: “Sono stati anni difficili, pesanti da gestire, tra le le necessità del quotidiano, il mutuo da pagare e i figli che crescono. Ci sono state tante voci che parlavano di un rilancio sempre finite con un nulla di fatto. Ci sono stati dei momenti in cui abbiamo pensato anche di lasciare l’Italia e di andare in Inghilterra dove abbiamo amici. Fortunatamente mia moglie lavora – ha concluso – altrimenti non so come avremmo fatto in questi anni e sopravvivere”. Dice il sindaco Salvatore Burrafato.
“Siamo qui senza trionfalismi, senza bande musicali, con la consapevolezza che siamo davanti a un territorio disperato. Oggi comincia un’esperienza piena di incognite ma dopo cinque anni, vedere 20 lavoratori rientrare è un grande passaggio. Ci attendiamo che gli impegni preso al Mise siano confermati. Se riparte lo stabilimento, riparte anche il Comune”
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