“Si alla riforma, ma il servizio sanitario italiano non deve scomparire”

“Si alla riforma, ma il servizio sanitario italiano non deve scomparire”

PALERMO – La fragilità del sistema sanitario regionale e nazionale non smette di destare interesse e preoccupazioni e il governo Renzi punta alla spending review e al depotenziamento dei contenziosi.

Il volume dei contenziosi, e sono i dati del ministero della Giustizia, conta 300 mila cause pendenti per una spesa che si aggira dai 10 ai 13 miliardi di euro“.

Tuona così Federico Gelli, responsabile nazionale della sanità del Pd e componente della commissione affari sociali della Camera dei deputati, a Palazzo d’Orleans, sede dell’Assemblea regionale siciliana, riguardo al tema di “Responsabilità professionale del personale sanitario”.

D’accordo con Gelli è Giuseppe Lupo, vice presidente dell’Ars, che sottolinea come “il bilancio della Regione siciliana della spesa ammonta a 12 miliardi di euro, di cui 8 sono destinati alla sanità. La legge porterà a una contrazione sostanziale, assicurando un equilibrio tra diritto alla salute e difesa del medico”.

Sul fatto che il sistema vada riformato e stabilizzato sembra non avere dubbi neanche Toti Amato, presidente dei medici di Palermo, che però ha tenuto a porre l’accento sul timore, percepito da molti, che il servizio sanitario italiano possa effettivamente scomparire: “Sembra che nel 2020 il Servizio nazionale sanitario italiano, l’unico che ancora resiste in Europa, possa scomparire. È una strada preoccupante perché le cure mediche saranno sempre più cosa da ricchi”.

E ha aggiunto: “Il modello di un Osservatorio nazionale a cui fare riferimento e la segretezza degli Audit perché il medico possa comunicare senza la paura di essere sanzionato è un passo avanti. Il medico oggi va in sala operatoria con i guantoni, ha paura, così come ha paura il paziente, dunque il patto con il mondo della giustizia è importante nel nuovo assetto. Non dimentichiamo i tanti avvocati che stazionano negli ospedali, distribuendo biglietti da visita, a volte addirittura anche numeri verdi”.

Grazie alla nuova disciplina quadro, come sostenuto da Gelli, è anche possibile superare la frammentarietà della pianificazione regionale: “In ogni struttura pubblica e privata del territorio italiano sarà creata una struttura regionale di risk management con diverse professionalità, che afferiranno all’Osservatorio nazionale gestito dall’agenzia Agenas”.

Dato rilevante è inoltre, secondo quanto affermato dall’esponente del Pd, il riavvicinamento della giustizia al mondo della sanità volto alla tutela di tutti gli operatori: “Il nuovo testo coinvolge tutti gli operatori, non è nato a salvaguardia dei medici e non fa alcuno strappo, ma mette dei paletti per dare serenità ai medici nello svolgimento del loro lavoro, per assicurare tempi rapidi di indennizzo ai pazienti, tracciando un percorso anche per i magistrati che sono chiamati a scegliere”.