Riforma delle Province: Crocetta bocciato da Renzi. Cascio (Ncd): “Torniamo in aula per cambiarla”

Riforma delle Province: Crocetta bocciato da Renzi. Cascio (Ncd): “Torniamo in aula per cambiarla”

PALERMO – Tante le anticipazioni e i rumors sull’impugnativa del governo nazionale nei confronti della riforma delle province approvata sull’isola.

Diversi sono i rilievi mossi da Palazzo Chigi ma la bocciatura è ormai palese.

La legge approvata dalla Regione Siciliana differisce in molte parti dalla legge Delrio. Ad esempio manca il voto ponderato nell’elezione del sindaco metropolitano – così il voto dell’amministratore di un piccolo comune equivale a quello di un comune capoluogo – e inoltre, secondo la legge nazionale, il sindaco di area metropolitana deve essere il sindaco del capoluogo.

Quindi a rischio lo slittamento delle elezioni indette per il prossimo 29 novembre. Ieri c’è stato un vertice romano tra l’assessore alle Autonomie Locali Giovanni Pistorio e il sottosegretario agli Affari regionali Gianclaudio Bressa.

La prospettiva è quella di dover recepire interamente la legge nazionale in una nuova votazione all’Ars o mettersi di traverso e fare ricorso alla Corte costituzionale contro l’impugnativa del governo. A Crocetta l’ardua sentenza.

Per Francesco Cascio, deputato Ncd, occorre tornare a “legiferare sulla riforma delle province per apportare i correttivi necessari alle gravi storture del testo, oggi contestate dal Consiglio dei Ministri, ma già ieri denunciate ad alta voce da Ncd, in fase della sua approvazione, attraverso un emendamento che mirava proprio a evitare le due criticità rilevate da Palazzo Chigi”.

“Avevamo chiesto – continua Cascio – che si attribuisse al sindaco dei tre comuni capoluogo (Palermo, Catania e Messina) automaticamente la qualifica di sindaco metropolitano ed evidenziato come fosse paradossale estenderla indiscriminatamente anche al sindaco di un piccolo ente locale”.

“Volevamo introdurre – sottolinea Cascio il voto ponderato proprio perché è aberrante quanto non congruo, ai fini del rispetto del criterio di rappresentatività, equiparare il voto di un consigliere comunale di un piccolo comune a quello del collega amministratore del capoluogo, ai fini dell’elezione del presidente del consorzio o del sindaco metropolitano”.

“In altre parole avevamo – conclude Cascioanticipato le stesse contestazioni oggi mosse dal Consiglio dei Ministri che, pertanto, non solo non giungono inaspettate, ma sono assolutamente opportune, perché riteniamo impongano alle forze politiche di sedersi ad un tavolo e di ragionare su una norma che ripari agli errori, o andremo a sbattere, pregiudicando irreversibilmente la tornata elettorale già calendarizzata per il 29 novembre”.