Riforma delle province: “Basta ritardi all’Ars e inutili scontri politici”

PALERMO – “La Regione Siciliana deve concludere il processo di riforma delle Province, che ormai si trascina da anni. Il mancato adeguamento della Sicilia alla Legge 56/2014 Delrio sta determinando il dissesto delle nove ex Province regionali”.

Sono parole dure e senza mezzi termini quelle usate dai coordinatori regionali di Ncd-area popolare Francesco Cascio e Giuseppe Castiglione, che insieme al presidente del Gruppo parlamentare, Nino D’Asero e a tutti i parlamentari del gruppo, mettono in evidenza l’urgenza di procedere alla riforma delle Province.

Servizi essenziali sospesi, strade e scuole lasciate andare al degrado, diritti dei cittadini siciliani messi in discussione, dipendenti pubblici lasciati soli, sempre più preoccupati del proprio futuro rappresentano i caratteri marcanti di una situazione drammatica – afferma D’Asero – che si è ulteriormente aggravata perché, da più di tre anni, questi enti, sebbene ad oggi siano costituzionalmente garantiti, sono commissariati attraverso il ricorso a figure che cambiano di continuo, addirittura ogni sei mesi, infatti siamo arrivati all’assurda cifra di ben sessanta commissari che si sono succeduti nella loro gestione”.

Castiglione tende a sottolineare come “il prelievo forzoso per il concorso delle Province siciliane alla riduzione delle spesa pubblica nazionale è stato incrementato, dalla legge n. 190/2014, di 65,8 milioni di euro nel 2015, che raddoppieranno nel 2016 (131 milioni di euro) e si triplicheranno nel 2017 (197 milioni di euro) lasciando immutato il contesto normativo e finanziario“.

Secondo il coordinatore regionale di Ncd-area popolare, il deficit di bilancio delle ex Province regionali, potrebbe superare, nel 2016, i 180 milioni di euro, mettendo a repentaglio non solo la sostenibilità di queste istituzioni, ma causando una situazione di stallo nella fruizione di servizi essenziali ai siciliani, come scuole secondarie, viabilità locale, sostegno agli alunni disabili.

Lo stallo – afferma Castiglione – ha portato il Parlamento nazionale ad escludere i Liberi Consorzi comunali dalla distribuzione di ben 495 milioni di euro di contributi statali per le città metropolitane e le province delle regioni a Statuto ordinario previsti dall’art. 1, comma 754, della legge 208/2015 di stabilità per l’anno 2016. Occorre riprendere il dialogo con lo Stato, ma, tuttavia, il sostegno statale non può essere invocato, se prima non si risolve il grave vulnus istituzionale che si è creato. Non si può chiedere cioè allo Stato di coprire costi, se prima la Regione Siciliana non conclude questo processo di riforma”.

Occorre – continua Castiglione – inevitabilmente recepire quanto disposto dalla Legge Delrio, semplificando con logica, e serve che si modifichi il disegno di legge prevedendo che anche in Sicilia il sindaco metropolitano coincida con il sindaco del Comune capoluogo e che il presidente del libero consorzio coincida con il sindaco capoluogo”. 

Va ridefinita la riorganizzazione delle funzioni e dei servizi a questi legati, che devono essere definite dall’ARS e distinte tra funzioni fondamentali coerenti con quelle individuate a livello nazionale, assegnate alle Città metropolitane e ai Liberi Consorzi, e funzioni non fondamentali, i cui costi, compresa la relativa spesa per il personale, devono essere pienamente coperti dalla Regione. L’unica cosa che non si può fare è continuare ad accumulare ritardi ed insistere a percorrere la strada del facile quanto inutile scontro politico”.

Cascio tiene a sottolineare che lui e il presidente D’Asero si recheranno dal presidente dell’Ars per chiedere di “calendarizzare i provvedimenti pronti e più urgenti: il ddl sulla organizzazione delle città metropolitane e liberi consorzi, lo stralcio della finanziaria e a seguire la legge elettorale per i comuni”.