Province e liberi consorzi: la riforma dei fallimenti. I sindacati insorgono

Province e liberi consorzi: la riforma dei fallimenti. I sindacati insorgono

PALERMO – Doveva essere una delle prime riforme della “rivoluzione” promessa da Rosario Crocetta che – in piena luna di miele post elettorale – aveva giurato di voler abolire le province per far spazio a enti più snelli e meno costosi come i liberi consorzi e le città metropolitane.

Ma a distanza di anni dall’annuncio dato in diretta tv dal presidente, ospite di una trasmissione di Giletti, ancora la riforma è in mezzo al guado e i commissari continuano ad essere rinnovati nelle voce province isolane.

I sindacati – Cgil, Cisl e Uil – hanno duramente attaccato questa fase di stallo e hanno messo in guardia sulle richiesti provenienti da Roma: “Il mancato riassetto istituzionale ha creato l’attuale situazione di confusione e preparato il terreno per l’ennesimo schiaffo dallo Stato che chiede alle ex Province un contributo di solidarietà di 120 milioni proponendo di trasformare gli attuali commissari in commissari liquidatori”. 

Inoltre la stasi attuale ha portato problemi sia di natura finanziaria sia di personale: “Non aver concordato col governo nazionale il riassetto delle ex Province ha portato di fatto il mancato trasferimento di risorse da parte dello Stato e della Regione (quest’ultima ha stanziato nel bilancio 2016 poco meno di 20 milioni)”.

Quindi i sindacati chiedono con forza il finanziamento dei liberi consorzi e delle città metropolitane per garantire alla popolazione i servizi essenziali che spesso vengono meno.

Urge normare e regolamentare le ex province che senza risorse rischiano di morire. Lo scorso gennaio, ad esempio, il libero consorzio nisseno per via della mancanza di fondi ha chiuso il PalaCarelli comunicandolo via mail alle società sportive.