PALERMO – Hanno risposto al gip, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, il costruttore mafioso Agostino Sansone, il suo collaboratore Manlio Porretto e Pietro Polizzi, candidato di Forza Italia al consiglio comunale di Palermo, arrestati ieri per scambio elettorale politico mafioso.
Secondo la Procura di Palermo, che ha chiesto e ottenuto la misura cautelare in meno di un mese, i tre avrebbero pattuito l’appoggio elettorale della famiglia Sansone, storici alleati del boss Totò Rina, in favore di Polizzi, in vista delle elezioni di domenica prossima. Il candidato, in cambio, avrebbe assicurato di essere a disposizione.
“Mi ritiro dalla competizione elettorale, non sono più in corsa, nell’ipotesi remota di una elezione non accetterei“.
Lo ha annunciato al gip, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, Pietro Polizzi, a seguito della bufera scaturita insieme a Sansone e Porretto.
“Se sono potente io, siete potenti anche voi” era solo un modo per millantare potere. Sansone ha a lungo parlato dei problemi di salute che lo affliggono e entrambi hanno detto di conoscersi e frequentarsi da molto tempo.
Davanti alla contestazione della frase pronunciata da Polizzi, e ritenuta dai pm, coordinati da Paolo Guido, l’elemento chiave del patto politico-mafioso stretto col costruttore storico alleato del boss Totò Riina, l’indagato ha detto: “è il mio modo di parlare“, facendo intendere che dietro l’espressione c’era il tentativo di farsi bello con Sansone.
Di diverso avviso Procura e gip che l’hanno ritenuta fondamentale per la contestazione del reato di scambio elettorale.