“ …E mò che facciamo?”. No scusate, al Colle si parla siciliano e quindi: “…Ma ora, vegnu iu a sprugghiari ’sta matassa?”. Il tempo stringe e il Presidente Mattarella, dopo le festività pasquali, dovrà dedicarsi, come da protocollo, alla serie di incontri con le delegazioni politiche e dare l’ incarico al candidato Premier per formare il nuovo Governo. Nel frattempo, le passerelle televisive, di questi giorni, dei big della politica confondono ancora di più le idee su possibili accostamenti e non, come: Matteo di Giussano, prima si impegna con Luigi, il partenopeo, per eleggere i Presidenti dei rami del Parlamento e aprire il dialogo per il nuovo Governo, e il giorno appresso si dichiara più vicino a Silvio, rischiando di venire sgridato da Grillo per il voltafaccia; il condottiero, successore del genovese dei 5 Stelle, dal canto suo, vanta il diritto della sua candidabilità a Premier, per il più alto numero di suffragi, contrapponendosi al leader leghista, tutto proiettato, invece, a vantare il diritto di Guida perché a capo della coalizione maggioritaria del Centrodestra; il Pd, dal canto suo, si tira indietro da qualsiasi possibile dialogo con gli altri partiti, rimanendo nel fermo proposito di fare togliere le castagne dal fuoco agli altri; infine c’è quel “poverino” di Piero, il palermitano, il quale (come un neonato che strilla nella culla perché gli manca la tetta della mamma, dove attaccarsi) invoca Luigi 5 Stelle e dice: “Prendimi, prendimi vengo anch’io, voglio essere allattato … ( oh chiedo venia!), voglio far parte della maggioranza, insieme con Laura e Pier Luigi, quasi a volersi consolare, con una cover di Modugno: “Siamo rimasti in tre!”.
Ma le decisioni del Quirinale non interessano soltanto agli “Spaccacervelli” di Roma; il problema riguarda anche Nello, il militellese, con il suo Governo siciliano, schiaffeggiato da poco all’Ars per il rimando al mittente del Documento di economia e finanza regionale dietro la sfilacciatura della già di per sé, traballante, maggioranza di sostegno.
Già, alla mancata approvazione del Defr, il Presidente della Regione Siciliana è stato molto duro con i 70 inquilini di Sala d’Ercole, di certo “non maleducato”, come dice Sgarbi per esserlo stato con lui.
Nello Musumeci hai inveito contro il Pd e i 5 Stelle, accusandoli di irresponsabilità nei confronti delle esigenze della Regione intera, minacciando le proprie dimissioni e mandando tutti a casa proponendo ai siciliani nuove elezioni, se non si corre ai ripari.
Minacce, piuttosto, disarmanti e che pongono a serio rischio qualsiasi possibilità di confronto nell’immediato e che non lasciano sperare niente di buono per una ripresa sociale per questa martoriata Terra, relegata in una posizione di stallo parecchio compromessa.
Ammenoché, ammenoché… , una speranza ci sarebbe e di sicuro il presidente Musumeci la considera valida: se Matteo Salvini si dovesse prendere la responsabilità di “intruppare” una maggioranza di governo con Luigi Di Maio, sicuramente andrebbe a proiettare il modello “Inciucio” o “Larghe Intese” ( tanto, come minchia volete chiamarlo, chiamatelo … sempre ammucchiata è!) anche in Sicilia. Così a Nello Musumeci tornerebbe la voglia di continuare ad amministrare, sentendosi liberato dalla spada di Damocle addosso, perché potrebbe contare su una nuova e più forte maggioranza. Di certo Salvini, con il suo carattere di intrepido condottiero politico non avrebbe peli sulla lingua a chiedere l’assegnazione dell’ assessore leghista mancato con nome e cognome, ovvero Angelo Attaguile, nella Giunta siciliana e far inghiottire un boccone amaro a Miccichè. Però, amaro per quanto sia, non sarebbe come quello di mettere a rischio la poltrona “dei 5 anni”.
L’interrogativo più importante, purtroppo, rimane sempre quello: ma i siciliani saranno sempre quelli che resteranno a guardare, o ancora peggio?
Forse sì, caro presidente Musumeci, purtroppo è vero! Siamo riusciti a sprofondare al penultimo posto della classifica di Sciascia: “Uomini, mezz’uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà”.