L’Ars trema: arrestati Clemente, Dina e Mineo

PALERMO – Alla vigilia delle elezioni amministrative un nuovo terremoto mette a soqquadro la politica siciliana e l’onta del voto di scambio torna a colpire la Regione.

Dalla prima mattina di oggi le fiamme gialle stanno eseguendo 5 ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari e tre provvedimenti riguardano alcuni big come Nino Dina, storico appartenente all’Udc e presidente della commissione Bilancio, Roberto Clemente, del Pid e Franco Mineo ex deputato nella scorsa legislatura di Grande Sud.

L’altro politico finito ai domiciliari è Giuseppe Bevilaqua del Pid che alle scorse regionali fu il primo dei non eletti. Anche un finanziare è stato arrestato con l’accusa di corruzione. Per i deputati dell’Ars l’accusa è quella di voto di scambio durante le elezioni regionali del 2012 e per il rinnovo del consiglio comunale di Palermo.

Le indagini hanno preso corpo da alcune intercettazioni effettuate per un’altra inchiesta e che hanno fatto emergere una inquietante commistione tra mafia e politica finalizzata alla ricerca di voti e consenso.

I deputati regionali in carica saranno sospesi fino a quando rimarranno sottoposti alla misura interdittiva e al loro posto subentreranno i primi dei non eletti nelle liste elettorali di cui facevano parte al momento della candidatura alle regionali del 2012.

Dina e Clemente percepiranno in ogni caso parte dell’indennità parlamentare mentre la restante parte dovrebbe andare ai subentrati.

Ma soffermiamoci proprio sulla figura di Bevilacqua che sarebbe centrale nell’inchiesta. Esponente del Pid, il partito di Saverio Romano, avrebbe gestito un pesante pacchetto di voti conquistato anche grazie ai suoi rapporti con esponenti di spicco del mandamento mafioso palermitano di Tommaso Natale.

Ai boss, in cambio del sostegno, avrebbe promesso posti di lavoro. Ad alcuni politici avrebbe messo a disposizione le proprie preferenze chiedendo, come corrispettivo, favori, finanziamenti per le proprie associazioni, alcune di volontariato e incarichi professionali per sé e i suoi amici. Il tutto è finito nelle intercettazioni della Finanza che indagavano sulla cosca di Tommaso Natale e si sono imbattuti nelle telefonate in cui Bevilacqua parlava con la moglie del capomafia Giuseppe Antonio Enea.

A Enea prometteva, tramite la consorte, di fare assumere il fratello e di fare avere alla cosca i soldi per la festa rionale di Marinella, un evento, a quanto pare, molto “sentito” dal clan. I pm avevano chiesto la contestazione del reato di voto di scambio politico-mafioso, ma il gip non ha ritenuto che Bevilacqua, con la sua condotta, avesse avvantaggiato Cosa Nostra e ha “preferito” la contestazione della corruzione elettorale.

Anche Nino Dina e Roberto Clemente avrebbero potuto contare sui voti di Bevilacqua al quale avrebbero fatto avere incarichi e soldi per le sue associazioni. Analoghe le vicende imputate a Franco Mineo, ex parlamentare di Grande Sud già accusato di essere prestanome dei boss Galatolo del quartiere Acquasanta.

Ai domiciliari è finito il finanziere Leonardo Gambino che avrebbe controllato, per conto di Bevilacqua, in cambio di un lavoro per un amico, se questi fosse indagato. L’aspirante consigliere, infatti, era preoccupato di essere tenuto sotto controllo. Ma le verifiche fatte dal finanziere, accusato di corruzione, non hanno dato risultati e Bevilacqua si era tranquillizzato.