L’Ars si ferma per circa 20 giorni, i Cobas: “Fannulloni, dimettetevi!”

PALERMO – Sono stati rinviati al 9 giugno – fra ben 20 giorni – i lavori dell’Ars, il parlamento regionale siciliano, svoltisi ieri 19 maggio in un’aula quasi deserta che si era riunita per esaminare interrogazioni su Beni culturali e Sanità in presenza dei soli assessori regionali Antonino Purpura e Lucia Borsellino.

I “deputati” regionali si riuniranno nuovamente solo dopo la tornata elettorale per le amministrative del 31 maggio.

Proprio ieri all’ordine del giorno dei lavori d’aula c’era proprio il disegno di legge che riguarda la riduzione dei componenti dei consigli comunali e le indennità degli amministratori.

“Così – come spiega la nota dei Cobas – la fuga dei deputati e l’esiguità del numero dei superstiti presenti in aula ha offerto un’ottima scusa per non affrontare la riforma che doveva già essere inserita nella legge di stabilità insieme alle norme sul personale ma che è stata stralciata a protezione della casta politica”.

Tra i provvedimenti legislativi in attesa ci sono anche quello sul servizio idrico integrato, presentato dall’ex assessore all’Energia, il ddl sul recupero del patrimonio edilizio nei centri storici, il disegno di legge Marziano-Barbagallo sull’istituzione delle zone franche montane che era stato assegnato all’aula con procedura d’urgenza, ma che a questo punto non sarà all’ordine del giorno dell’Aula prima della fine di giugno. 

“Uno spettacolo indecente – afferma ancora il sindacato Cobas/Codir – che continua a gettare discredito su un parlamento che rischia di passare alla storia come il ‘parlamento dei fannulloni’. Un lusso questi venti giorni di vacanza – continua il maggiore sindacato del pubblico impiego regionale – per il quale ci chiediamo come i novanta deputati regionali non possano provare vergogna in considerazione dello stato di emergenza in cui versa la Sicilia e i siciliani e in considerazione dei lauti ‘stipendi’ che l’erario sborsa ai cosiddetti rappresentanti del popolo”.

“Evidentemente – continua la nota sindacale – per i deputati dell’Ars e per la sua presidenza non ci sono emergenze in Sicilia. Ma a questo punto non sarebbe meglio sciogliere l’Ars? Il presidente, Giovanni Ardizzone, se non è in grado di tenere aperta ‘la bottega’ perché non toglie il disturbo e si dimette insieme a un’asservita compagine di governo?”.