PALERMO – “A che serve annunciare roboanti piani di finanziamento di nuove infrastrutture se poi in Sicilia più della metà delle gare bandite non viene aggiudicata, anzi se ne perdono le tracce per sempre, e ciò accade sin dal 2007?”.
Questo l’interrogativo del presidente facente funzioni dell’Ance Sicilia, Santo Cutrone, in una lettera inviata al presidente della Regione, Rosario Crocetta, e all’assessore regionale alle Infrastrutture, Giovanni Pistorio, nella quale si denuncia che “fiumi di denaro pubblico si perdono nelle grotte carsiche della burocrazia e non vengono utilizzati per lo sviluppo mentre la regione arretra nella povertà”.
Dall’analisi annuale compiuta dall’Ufficio studi dell’Ance Sicilia sugli avvisi pubblicati sulla Gazzetta ufficiale, relativi alle risultanze delle gare aggiudicate definitivamente, emerge che nel 2014 nell’Isola su 307 gare bandite per 356 milioni di euro ne sono state espletate 152 (49,5%) per 176 milioni di euro (49,5%), mentre non si ha notizia, allo scorso mese di ottobre, di 155 gare (50,5%) per 179 milioni (50,5%).
La situazione sostanzialmente non cambia distinguendo le gare di competenza dell’Urega da quelle delle altre stazioni appaltanti. È dal 2007, osserva l’Ance Sicilia, che si va avanti con una media del 40-50% di gare da allora “sparite nel nulla”, nonostante si sia notevolmente ridotto il numero di incanti da espletare (dai 1.238 di quell’anno ai 307 attuali).
Ma non è sempre stato così. Il livello ottimale storicamente appartiene al 1999, quando furono bandite 2.380 gare per un miliardo e 477 milioni, di cui 1.897 espletate (79,7%) per un miliardo e 200 milioni (83,9%), 57 annullate o sospese (2,4%) per 39 milioni (2,7%), e “solo” 426 (17,9%) rimaste nel limbo per 198 milioni (13,4%).
Nella lettera Cutrone chiede al governatore e all’assessore di “intervenire per semplificare e chiarire le procedure e ridurre i tempi di espletamento degli incanti, e anche per limitare le tante discrezionalità che causano la presentazione di ricorsi che bloccano le aggiudicazioni definitive”.
Da un lato, infatti, l’Ance riscontra tempi assai lunghi nell’espletamento delle gare, e ciò spesso è dovuto alle rare riunioni di alcune commissioni, forse anche a causa della riduzione del gettone di presenza. Dall’altro lato, però, l’associazione dei costruttori nota nell’esame delle documentazioni comportamenti che tendono a una “cavillosa e soggettiva interpretazione delle norme, se non addirittura a una forzata e non univoca valutazione dei criteri di calcolo delle medie per l’esclusione delle offerte: tutti elementi che inevitabilmente spingono le imprese escluse a invadere il Tar di ricorsi con un grave allungamento dei tempi di conclusione delle procedure”.
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