“Che tristezza assistere al populismo giudiziario che si è impossessato del corpo del Pd. Che profonda amarezza veder in un sol colpo fatte a pezzi la Costituzione, la legge e l’anima liberale e riformista di una forza politica che riformista, liberale e garantista non lo è più. Quello che sta accadendo in Sicilia non è un fatto meramente locale, è la metafora di quello che è il destino ridicolo di un partito che a forza di inseguire i cinquestelle si è lasciato contagiare della peggior politica dei manettari”. Lo scrive sui social il presidente dei senatori di Italia Viva, Davide Faraone.
“I casi di Giuseppe Lupo e Angelo Villari, – aggiunge – due dirigenti del Pd della Sicilia, che stimo per le battaglie sociali e politiche che in questi anni li ha resi protagonisti e a cui mi lega una profonda amicizia, estromessi dalla corsa dalle elezioni del 25 settembre perché ritenuti “impresentabili” in quanto sotto processo ma senza alcuna condanna, e che quindi secondo la legge, il codice antimafia e lo statuto del Pd, sono presentabili eccome e potrebbero essere tranquillamente candidati, sono la fotografia ingiallita della disfatta della politica prima che della negazione della giustizia”.
“E fa ancor più male – continua Faraone – che, Lupo e Villari, vittime della gogna mediatica, umiliati e additati come mostri, non abbiano ricevuto una parola di solidarietà e di vicinanza dai vertici del Pd. Nessuno che abbia fatto le barricate per tenere alta l’asticella del garantismo. Nessun segno di vita da parte di Letta, dei riformisti del Pd, dei garantisti. Solo un silenzio imbarazzante e qualche voce isolata, fuori dal coro, sempre più fuori dal coro”.
“Ebbene, io lo dico forte e chiaro – conclude- : Lupo e Villari avevano ed hanno le carte in regola per continuare il loro impegno politico, chi non ha le carte in regola sono tutti coloro che li hanno esclusi dalle elezioni e li considerano due appestati”