PALERMO – “Annuncio che lascerò il Movimento cinque stelle“, lo ha dichiarato stamattina Dino Giarrusso, eurodeputato del Movimento 5 Stelle, durante un suo intervento a Coffebreak in onda su La7. “Già so la delusione di tantissime persone che mi scrivono e mi chiedono di non mollare e so che farò la gioia di tanti che nel movimento mi hanno sempre combattuto“, ha aggiunto.
“Il M5S ha perso i suoi valori, come la partecipazione che, invece, io conservo“. Giarrusso ha spiegato di avere tentato un confronto con Giuseppe Conte: “Gli ho scritto un messaggio ma non ho avuto nessuna risposta“.
“Sottolineo la mia grandissima stima e la mia gratitudine nei confronti di Giuseppe Conte, che in Europa ha saputo difendere l’Italia – afferma ancora – ma ora siamo a sostegno dal Governo Draghi e fatico a capire per quale motivo dobbiamo continuare a restarci“.
Poi l’annuncio a sorpresa: “Sto fondando un nuovo movimento politico. Di Battista? No, non l’ho sentito, ne ho parlato invece con persone fuoriuscite e scontente del movimento M5S. Vorrei fondare un movimento politico che faccia in modo che sud e nord siano alla pari“.
Di Paola: “Ha vinto la sua smania di protagonismo”
Sul caso si espresso anche il capogruppo del Movimento 5 stelle all’Ars, Nuccio Di Paola: “Giarrusso se ne va? Ha vinto la sua smisurata smania di protagonismo. Ora però ci aspettiamo che si dimetta da europarlamentare, un posto che si è conquistato grazie ai voti del Movimento 5 Stelle“.
“Del resto lui è sempre stato severissimo nei confronti di coloro che hanno lasciato il Movimento, definendoli ‘traditori che provano a raccontare al mondo di essere stati traditi’: quello che praticamente sta facendo ora Giarrusso“.
“Giarrusso – continua Di Paola – dovrebbe pensare più a riflettere che ai riflettori. Se gli è rimasto un briciolo di coerenza dovrebbe lasciare il seggio in Europa in un nano-secondo. Lasci poltrona e benefit da europarlamentare e si ricordi della regola del Movimento che lui ha sempre sbattuto in faccia a quelli che sono andati via, e cioè che chi si dimette deve lasciare la poltrona e non cambiare casacca“.
“Sia chiaro – conclude Di Paola – non ci stracciamo certamente le vesti per questo abbandono. Non si può cercare di costruire con chi lavora costantemente per dividere“.
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