PALERMO – Un regalo di Natale al contrario. Babbo Natale Crocetta con le sue renne – i tanti assessori cambiati in neanche due anni e mezzo di governo – al posto di donare copiose quantità di denaro e quindi investimenti fa il percorso inverso: porta lontano da un’assetata Sicilia quasi un miliardo di euro.
Questa è la cifra che la Regione ha perso. Si tratta dei fondi Pac (Piano Azione e Coesione) non spesi sino al 30 settembre di quest’anno. Coautore dello “scippo” è proprio il premier Renzi che, per inciso, è dello stesso partito del governatore siciliano. Infatti, con la legge di stabilità, si sta decidendo che quei soldi saranno utilizzati – assieme ad altri tagliati a svariate regioni – per gli sgravi alle imprese che faranno assunzioni a tempo indeterminato.
Quindi un governo nazionale che non aiuta la Sicilia e una regione colpevole di non saper spendere in tempo i fondi. Diversi erano gli interventi previsti dall’amministrazione regionale: 30 milioni per l’autoporto di Vittoria, l’aeroporto di Comiso, il porto di Pozzallo e parte per la Ragusa-Catania. 49 milioni per l’interporto di Termini Imerese, oltre 50 milioni per la Siracusa – Gela. Senza contare i fondi destinati ai singoli comuni, agli edifici scolastici e agli aiuti alle persone disagiate.
A rischio anche i finanziamenti – circa 300 milioni di euro – concernenti il contestatissimo Piano giovani. Di fatto i fondi non sono stati ancora spesi e anche i tirocini dei giovani siciliani potrebbero essere a rischio.
L’Ance Sicilia ha giudicato “gravissimo il definanziamento, previsto nella Legge nazionale di stabilità, dei fondi Pac”: “In Sicilia, fra le varie misure, la riprogrammazione del Pac, per quanto riguarda le nuove infrastrutture, prevedeva il cofinanziamento di opere strategiche per lo sviluppo dell’isola: il collegamento viario Nord-Sud (399,2 milioni, di cui 25 di fondi Pac), alcuni tratti della bretella di collegamento con l’aeroporto di Comiso (44,92 milioni, di cui 30 di fondi Pac), lo scorrimento veloce Licodia Eubea- A/19 (113 milioni di fondi Pac), interventi nel porto di Gela (49 milioni, di cui 30 di fondi Pac) e interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico (79 milioni)”.
I costruttori spiegano che “si tratta di 277 milioni di euro in meno che bloccheranno la realizzazione di queste opere, nonostante, secondo il documento del Pac, dopo il 30 settembre la Regione abbia già impegnato una parte di queste somme. Come se non bastasse, per mancanza di liquidità e a causa dei vincoli del Patto di stabilità, per la Sicilia sarà assai difficile poter disporre delle risorse residue del Pac e di quelle previste per il 2015 dei 9 miliardi della nuova programmazione 2014-2020 del Fondo di sviluppo e coesione”.
Una vera e propria mazzata per il settore: il mancato avvio dei cantieri costringerà molte imprese ai licenziamenti.
“Colpisce soprattutto – commenta Salvo Ferlito, presidente dell’Ance Sicilia – che il governo nazionale ci tolga i fondi per la mitigazione del rischio idrogeologico, uno dei suoi cavalli di battaglia al punto che nello Sblocca Italia ha stanziato 4 miliardi di euro. Non si comprende la logica e la coerenza di questa iniziativa, a meno che non si debba pensare ad altro”.
“Infatti – aggiunge Ferlito – se è vero che la politica e la burocrazia regionali sono responsabili del tardato utilizzo di queste risorse, da un esecutivo come quello nazionale, caratterizzatosi per gli annunci sull’efficienza, ci si aspettano semmai interventi per sbloccare ed accelerare l’impiego di questi fondi a favore dei territori cui erano destinati, piuttosto che colpi di spugna per spostarli su misure forse utili alle promesse del momento ma non certo alla Sicilia”.
“Non ci sono parole – incalza Ferlito – di fronte alla scarsa incidenza e alla sommessa reazione della deputazione siciliana a Roma che dovrebbe essere tutta impegnata a frenare questa norma che andrebbe quasi esclusivamente a vantaggio dell’economia del Nord Italia. Se a questo si aggiunge – osserva il presidente dell’Ance Sicilia – la pressione di determinate forze politiche per affossare in Parlamento qualsiasi provvedimento a favore della Sicilia, sorge qualche dubbio sulla reale volontà e capacità dell’attuale governo nazionale di aiutare il Sud e la Sicilia ad uscire dalla crisi e dall’emarginazione economica e dal disastro sociale provocato da centinaia di migliaia di licenziamenti”.