PALERMO – C’è un uomo solo. È al comando della Sicilia ma non è un campione e non è Fausto Coppi. È Rosario Crocetta, presidente di una Regione che gli ha voltato le spalle. La sua stessa maggioranza l’ha pugnalato oggi pomeriggio all’Ars. A Sala d’Ercole si gridava come Ciotti e il famoso “clamoroso al Cibali”.
Stavolta si è gridato al “clamoroso a Palermo“. L’assemblea – con la maggioranza di Crocetta – ha bocciato senza mezzi termini il ddl sulle Province votando – segretamente come spesso avvengono tutte le congiure – l’emendamento dei grillini con 36 voti a favore e 22 contrari.
L’emendamento ha soppresso l’articolo 1 del ddl e così cade l’intera impalcatura del testo, composto da una cinquantina di articoli. Tutto è finito senza nemmeno cominciare: i cosiddetti “franchi tiratori”, conti e presenze alla mano, sarebbero sette.
Adesso, con la scadenza avvenuta ieri delle nomine dei commissari delle ex Province, si dovrà optare per una ulteriore proroga: l’ennesima di una legge annunciata da Giletti e dall’iter travagliato.
L’aula è già stata convocata per domani a mezzogiorno con all’ordine del giorno la proroga. Per il presidente Crocetta quanto accaduto in aula è “allucinante”.
“Di fatto – ha detto il presidente – si lascia nel limbo la sorte di enti e si incrementano le preoccupazioni dei dipendenti delle Province che non riescono a comprendere quale sarà il loro futuro. La Regione non può essere l’ultima trincea della conservazione, le Province sono state abolite in tutta Italia e lo Statuto speciale deve servire ad accelerare le riforme, non a rallentarle”.
“Spero che per qualcuno – ha aggiunto Crocetta – anche questa volta, non sia occasione per attribuire al governo della Regione responsabilità che non ha, rispetto al voto parlamentare. E spero che qualche accanito critico prenda atto dello iato profondo che c’è tra la richiesta che viene dalla società rappresentata dalla proposta fatta dal governo e una parte del Parlamento che non vuole cambiare nulla, per impedire che ci sia quel processo di sviluppo e crescita che la Sicilia merita”.
Crocetta ha attaccato l’Ars concludendo con l’ennesima strigliata: “Il voto di oggi è una scelta di grande irresponsabilità”.
Cantano vittoria le opposizioni del parlamento siciliano e anche un papabile candidato alla presidenza come il sindaco di Palermo Orlando che su twitter scrive: “L’Ars ha bocciato la riforma delle Province, intervengano il commissario dello Stato e il governo per mettere fine a questa agonia insopportabile”.
Dello stesso tenore i cinguettii di Giuseppe Castiglione dell’Ncd (“maggioranza Ars si disintegra”) e Nello Musumeci (“la maggioranza si sfalda, legge sbagliata è stata bloccata”).
E adesso? È finita la rivoluzione di Crocetta con una sonora sconfitta? Fausto Raciti – segretario regionale del Pd – ha detto che “il voto dell’Ars sulla riforma delle Province lascia un segno in questa legislatura, bisogna aprire una riflessione molto seria. A questo punto serve un vertice di maggioranza alla presenza del presidente Crocetta: ci si deve guardare negli occhi, ognuno si deve assumere le proprie responsabilità”.
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