PALERMO – Quando le banche si muovono e fanno proposte di acquisizioni di altri istituti di credito, alla simbolica cifra di un euro, allora fanno senz’altro paura alla gente perché, vuoi o non vuoi, (stanne pur certo!) “Gatta ci cova!”. In termini più chiari Intesa San Paolo intende salvare la Banca Popolare di Vincenza e Veneto Banca al prezzo simbolico di 1 euro, purchè le suddette banche, in fibrillazione cronica, vengano snellite con l’esubero coatto di parecchie migliaia di dipendenti e di chiusura di centinaia di sportelli, il tutto supportato da ricapitalizzazioni statali, anche per arginare le perdite di 10 miliardi dovute alla zavorra dei crediti deteriorati. In termini ancora più chiari, Banca Intesa garantirebbe la continuità dell’attività, a condizioni che tutto il resto sia a carico della collettività.
Se non si tratta di un ricatto bello e buono (?) qualcuno ce lo spieghi meglio! Coraggio non perdiamoci d’animo, il salvataggio di Monte dei Paschi di Siena, ormai si è concluso positivamente, entro il mese di luglio lo Stato italiano diverrà un prezioso azionista dell’Istituto di Credito più antico del mondo e il pluridecorato di medaglie di scandali in Italia, di bronzo, d’argento e persino di oro.
E in Sicilia? No! Non ci possiamo lamentare affatto, le banche, anche se ve ne sono in difficoltà potrebbero essere sanate dalla Regione Siciliana. Si perché, in passato, esperimenti di tale portata se ne sono registrati; non dimentichiamo che il Banco di Sicilia (immaginate, stiamo parlando della Banca della Regione Siciliana che per Statuto e legge Costituzionale della Repubblica Italiana era abilitata ad emettere moneta propria!) e la collegata Cassa di Risparmio V.E. sono state “regalate” a Unicredit, ai tempi del governo Cuffaro, senza provocare alcuno scandalo e senza mai sapere se i siciliani, o quanto meno i politici, ci hanno guadagnato qualcosa.
Ma adesso, per la cronaca, ritorniamo a Roma: la Camera ha approvato la costituzione della Commissione Bicamerale d’Inchiesta che si dovrà occupare degli scandali dei crediti deteriorati, degli investimenti in crediti detestabili e chi più ne ha più ne metta, per arrivare a tutto il marciume che ancora risulta sommerso ad opera di Istituti di credito italiani coinvolti nel traffico dell’Affaire criminale finanziario americano e mondiale. Stiamone pur certi che banche che sventolano il tricolore e quelle che risultano infangate fino all’osso del collo, sono parecchie, tanto da non riuscire facilmente a liberarsene da sole, nemmeno cercando di adescare nuovi azionisti, per le profonde e scottanti bruciature subìte.
Continuiamo a consolarci con il termine “coraggio!” Vedrete che lo Stato Italiano, inventando altre modalità di aiuto, salverà anche loro; i contribuenti che ci stanno a fare? I trenta miliardi di risparmio, tanto decantati dal presidente Gentiloni, a che cosa potranno servire?
Una considerazione, però bisogna pur farla! I siciliani hanno dimostrato sempre, per cultura, per alto senso di solidarietà, per avere alto il senso dell’ospitalità, di essere sempre pronti ad aiutare gli altri: come i banchieri che avendo alto il fiuto degli affari si sono trovati in difficoltà; di essere bravi, considerevoli e solidali con le Ong che vengono a sbarcare 2 mila poveri cristi africani, al giorno, dietro, per quanto si mormora, ad un business miliardario; a sopportare ancora che la mafia internazionale fa affari anche sul commercio dei nostri prodotti che vanno all’estero o che vengono riciclati con giri viziosi per far guadagnare altri e riportare il tutto nell’Isola, per essere rivenduto al dettaglio a prezzi decuplicati (e parliamo ancora di vendita di prodotti agricoli a km 0).
Infine, oltre ad essere caritatevoli, dobbiamo essere bravi a comprendere quando lo Stato e la Regione non possono garantire i diritti di persone normalissime che pagano le tasse anche a fatica. Non inveiamo contro lo Stato, quando non si riesce nemmeno a finanziare un’opera pubblica, o al rifacimento o al consolidamento di quelle esistenti; quando la Sicilia è ridotta ad un letamaio, ma non composto solo di rifiuti organici, ma anche di quelli tossici e pericolosi in parecchie discariche dell’Isola; o, come il caso di oggi a Messina: in occasione dell’arrivo di una nave da crociera con 7 mila passeggeri a bordo, la città dello Stretto ha dovuto subire la classica etichetta di città sporca, invasa da migliaia di tonnellate di rifiuti, sparse per le vie cittadine, in pasto a roditori e insetti della peggiore specie.
Non prendiamocela con il presidente Crocetta, per tutto quello che sta succedendo, poverino è impegnato in questi giorni a difendere la propria dignità, messa alla berlina dall’assessore Pistorio, figuriamoci se può pensare ai Comuni che non sanno come smaltire i rifiuti e che il 90 per cento rischia il default, perché privi di risorse finanziarie, questione di mesi; oppure se può pensare, ancora, ai 74 mila siciliani che hanno lasciato l’Isola con le rispettive famiglie perché qui il lavoro è andato a farsi benedire; o ancora a pensare alla gestione fallimentare del Cara di Mineo che ora rischia di chiudere, dopo aver fatto riempiere le tasche persino dei mafiosi, senza alcuna prospettiva per tutti gli occupati. Insomma dobbiamo immedesimarci nei problemi degli altri, essere commiserevoli… Ma fino a quando si potrà sopportare una situazione di sfacelo del genere?
Giuseppe Firrincieli