PALERMO – Siamo in periodo di campagna elettorale e, se da una parte Renzi e Berlusconi lanciano continue frecciatine al Movimento 5 Stelle, anche in Sicilia la situazione del partito capeggiato da Luigi Di Maio non è delle migliori.
Recentemente, infatti, è entrato nel vivo il processo sulle firme false che il partito penta-stellato avrebbe presentato per le elezioni comunali palermitane del 2012. Gli imputati di questa vicenda, tra deputati regionali e nazionali, attivisti e, addirittura un cancelliere del tribunale, sono 14. Tutti sono accusati, a vario titolo, di aver violato il testo unico regionale, nell’ambito delle elezioni.
Oggi si è svolta l’udienza, tenuta dal giudice monocratico, a cui hanno preso parte anche il vicecapo della Digos Giovanni Pampillonia, il quale ha portato avanti e condotto l’intera inchiesta, e un testimone, nella persona di Vincenzo Pintagro, ex attivista del Movimento. Quest’ultimo è stato determinante per tutta la vicenda: grazie alle sue denunce, un caso ormai archiviato come quello in questione, è stato riaperto.
Il fautore principale del piano di falsificazione delle firme sarebbe stato Riccardo Nuti, ai tempi candidato sindaco e deputato nazionale, e successivamente uscito dal M5S. Tra gli imputati, spiccano anche i nomi di Claudia Mannino e Giulia Di Vita, oltre a quelli di diversi attivisti.
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