PALERMO – Una visita improvvisa, presenti in tre e pronti a chiedere atti oltre che chiarimenti di quell’otto marzo scorso, quando l’amministratore unico di Riscossione Sicilia Antonino Fiumefreddo e alcuni deputati dell’Ars hanno decisamente perso le staffe.
Una visita a sorpresa, quella dei carabinieri che si sono presentati a Palazzo dei Normanni pronti ad indagare e sequestrare i documenti di quella seduta. Ciò che ha spinto i militari ad approfondire la vicenda è ancora oscuro ma certamente le parole volate in sala di consiglio non potevano passare indisturbate.
Infatti, Fiumefreddo in quel contesto si rifaceva ad un contenzioso milionario tra la Regione Sicilia e la Banca Monte dei Paschi di Siena: venne tirata in ballo anche la massoneria. Detto questo, però, il tema è stato quello di mafia e criminalità e saltò fuori il nome di Nino Dina, ex presidente della commissione di bilancio.
“Imputazione coatta” la definiva invece il deputato regionale Totò Lentini, che aveva avuto anche lui un acceso dibattito con Fiumefreddo. Non solo: anche Vincenzo Vinciullo, presidente di commissione, aveva discusso animatamente con lui. Insomma, un tutti contro tutti da cui adesso vedremo cosa salterà fuori.
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