Cultura

Tradizione, devozione e… arancine: Santa Lucia da Siracusa a Palermo, ecco perché si festeggia

SIRACUSA – È proprio il 13 dicembre che si festeggia Santa Lucia, patrona di Siracusa e protettrice degli occhi e, quindi, di riflesso dei ciechi, degli oculisti e degli elettricisti.

Secondo la tradizione cristiana, Lucia era una bellissima ragazza di Siracusa, promessa sposa a un aristocratico nel III secolo d.C.; sua madre era molto malata e così la giovane chiese l’intercessione di Sant’Agata, in cambio della propria consacrazione al Signore.

Questo, però, fece adirare il futuro sposo che la denunciò come cristiana, fu perseguita e si aprì un processo contro di lei. Il risultato fu chiaro: fu dichiarata colpevole. Venne così martirizzata il 13 dicembre del 304, le tolsero via gli occhi che, per miracolo, poi crebbero di nuovo. Alla fine, venne decapitata. Ecco, quindi, perché si festeggia proprio in questa data.

Ma c’è dell’altro, quasi a voler unire sacro e profano. Il nome “Lucia“, infatti, etimologicamente equivale a “promessa di luce” dato che, proprio il 13 dicembre, è considerato il giorno più buio dell’anno. Quindi, è proprio la Santa che rischiara le giornate successive aiutando i credenti a trascorrere i giorni seguenti con la “luce” giusta. In verità, astronomicamente parlando, è vero che il sole tramonta prima in questa giornata, ma il giorno più corto, per questo 2019, sarà il 22 dicembre, in occasione del solstizio d’inverno.

Ancora, il 13 dicembre, proprio per festeggiare Santa Lucia, la città di Siracusa si trasforma completamente e una statua in argento con le reliquie della martire sfila per le vie cittadine e poi rientra al Duomo. Accanto a questo, esiste una leggenda che vede come protagonista proprio la Santa, artefice di un miracolo verificatosi a Palermo. Nel 1646, infatti, vi fu una grave e devastante carestia e, proprio in occasione della festa della martire, arrivò dal porto una nave colma di grano, che sfamò la popolazione, ormai agli stenti. Proprio per tale motivo, si usa mangiare cereali integrali anziché pane in questa giornata.

Per quanto riguarda le tradizioni culinarie diffuse in Sicilia, è ormai abitudine per i palermitani preparare e gustare le arancine (per i catanesi arancini) e terminare i pasti con la classica cuccia. Si tratta di un dolce al cucchiaio che si prepara con il grano bollito, ricotta o latte, canditi e gocce di cioccolato. Esistono, ovviamente, tantissime varianti del dolce, accontentando un po’ i gusti di tutti, devoti e non solo.

Immagine di repertorio

Redazione

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